l’Adige – 19 gennaio 2023

«Mettere più soldi in tasca ai lavoratori». Gli obiettivi dei sindacati confederali per il 2023 a partire dalla contrattazione di secondo livello

TRENTO -Ripartire dalla contrattazione di secondo livello per mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori prosciugate dal caro vita. È questa la priorità delle priorità individuata dai segretari di Cgil, Cisl e Uil per il 2023.
«Ci siamo già espressi sulla necessità di indicizzare tutte le misure di welfare provinciale che riguardano famiglie, lavoratori e pensionati all’inflazione» premette Walter Alotti della Uil, puntando forte sulla necessità di sedersi attorno al tavolo con i datori di lavoro. «Anche perché -aggiunge Michele Bezzi della Cisl -in questi 2 anni di ripresa dell’economia e del boom dell’edilizia non c’è stato ritorno economico per i lavoratori».
«Il rischio è che l’inflazione faccia perdere quasi due mensilità rispetto al 2021 incalza Andrea Grosselli della Cgil -. L’aspetto pericoloso e preoccupante è che al netto del depotenziamento del Reddito di cittadinanza le previsioni parlano di un’inflazione che anche del 2023 non scenderà sotto il 5 per cento. Dunque bisogna agire subito sulla contrattazione nazionale, ma non dimenticando anche il livello locale. Anzi, il rinnovo dei contratti del pubblico impiego potrebbe fungere da esempio e stimolo anche per i privati». Per Grosselli c’è poi il tema degli appalti e della filiera delle esternalizzazioni «che mediamente finiscono per tagliare i salari: chiediamo alla Provincia che trovi formule di disincentivo e dissuasione nei confronti non solo del pubblico, ma anche del privato».
Venendo alle altre priorità legate al mondo dell’economia e dell’occupazione Alotti si focalizza sul tema della sicurezza sul lavoro: «Abbiamo sentito tanto parole ma non abbiamo visto nulla. All’assessore Spinelli, che pure aveva condiviso alcune proposte, passi ai fatti, per esempio istituendo quei nuclei specializzati di forestali per il controllo del lavoro nel bosco e in agricoltura. C’è poi la necessità di rivedere il rapporto scuola-lavoro con assicurazione fatta dalla Provincia visto che gli studenti non sono coperti dall’Inail. Proponiamo inoltre attività di formazione e sensibilizzazione nelle scuole e la messa a disposizione di Uopsal e Inail dei soldi delle sanzioni da usare per la prevenzione».
Michele Bezzi vede come necessario per il rilancio di un’economia fiaccata da guerra e inflazione «un patto strategico tra parti sociali, imprenditoria e politica». «Ci vuole uno sguardo sul domani, che abbracci la transizione ecologica e sostenibile, che è il filone del futuro. Per questo, però, bisogna partire dalla formazione, dal reperimento di manodopera che è sempre più difficile da trovare. Come Trentino dobbiamo fare una riflessione su dove vogliamo andare e su cosa vogliamo diventare, ben consci che non possiamo metterci a fare concorrenza a regioni a noi vicine come Veneto, Lombardia o Baviera».
Tornando alla Cgil, Grosselli mette al centro dell’impegno anch i giovani, «i più penalizzati in questo momento, per via di salari d’ingresso più bassi, impieghi precari e costretti a subire i prezzi sempre più elevati delle abitazioni e del costo dei mutui».
«Per loro -spiega -diventa materialmente impossibile avere una reale autonomia e scalare quello che una volta si chiamava ascensore sociale. Dobbiamo andare al di là di spot e bonus, bensì dare loro gli strumenti per mettere su famiglia e contrastare così la denatalità, che rischia di diventare un problema serio per il Trentino dei prossimi anni».
Di questo Grosselli parlerà nella sua relazione al congresso provinciale della Cgil che si svolgerà il 30 e 31 gennaio e a cui si presenterà per un nuovo mandato. Toccherà anche il rilancio dell’economia. «In questa fase di rischio recessione la politica della Provincia di puntare sui grandi appalti pubblici è sicuramente utile per contrastare il ciclo economico. Allo stesso tempo, però, le grandi opere hanno tempi biblici per appalti e affidamenti. Quindi, al netto delle opere programmate, riteniamo interessante se la Provincia inaugurasse un grande piano di manutenzione del territorio per porre mano alle sue fragilità in ottica di cambiamento climatico. Otterrebbe un duplice vantaggio: fare un investimento sul territorio per metterlo in sicurezza e dare lavoro alla filiera delle piccole e medie imprese. Inoltre, dopo la cancellazione del 110 sarebbe da avviare una politica locale di sostegni all’efficientamento energetico che dia aiuto a imprese, cittadini e come valore di marketing territoriale».

 

 

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