23 dicembre 2021 – Trentino, Corriere del Trentino
Muore schiacciato nell’ascensore. Voleva finire i lavori per Natale
TRENTO Si fanno più chiari i contorni dell’infortunio mortale avvenuto martedì sera alla casa di cura «Eremo» di Arco. Nicolae Catalan il suo nome, è deceduto non a seguito di un malore oppure di una scarica elettrica ma dopo essere stato schiacciato dai blocchi di cemento che compongono il contrappeso dell’ascensore che pochi istanti prima era stato azionato da un suo collega, purtroppo fatalmente. Stavano ancora lavorando alle otto di sera perché volevano terminare le consegne entro Natale.
L’uomo era il titolare della ditta subappaltatrice della Schindler a cui era stata commissionata l’installazione del nuovo ascensore nella casa di cura, soggetta a lavori di ampliamento. Catalan, di origine romena, aveva solo trent’anni. Formalmente risiedeva a Roma, ma da qualche anno abitava con la moglie e i tre figli a Bolzano. Agli agenti del commissariato di Riva del Garda il delicato compito di dare la triste notizia ai familiari.
Secondo la ricostruzione della polizia, il trentenne si trovava in fondo alla tromba dell’ascensore perché stava svolgendo alcune operazioni di saldatura volte a completare la messa a terra del nuovo impianto. Poi un suo dipendente ha chiamato l’ascensore, forse per recuperare del materiale. E di conseguenza è entrato in funzione anche il contrappeso dell’impianto. L’operaio, solo diciottenne, probabilmente non sapeva che nel vano ci fosse il suo capo oppure non ha pensato agli effetti drammatici della sua azione. L’ascensore si è messo in funzione e così anche i blocchi di cemento ad esso collegati, ma verso il basso. Il trentenne, forse, non ha avuto il tempo di accorgersi di nulla. È stato schiacciato dal contrappeso ed è morto sul colpo. Affranto il responsabile del cantiere Lucio Carli, che aveva visto l’uomo solo tre ore prima: «Una tragica fatalità, è probabile una manovra sottovalutata». Sul posto sono accorsi i sanitari e i vigili del fuoco, ma non c’era più niente da fare per l’uomo. Ora la Procura di Rovereto aprirà un fascicolo per fare luce sull’accaduto. Le indagini sono affidate agli ispettori del lavoro dell’Uopsal.
Ed è proprio sull’Unità operativa di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Azienda sanitaria che i sindacati hanno posto l’attenzione il giorno dopo l’infortunio mortale, il tredicesimo quest’anno in Trentino. «Quanti morti dobbiamo ancora attendere perché in Trentino e in Italia si faccia finalmente qualcosa di concreto per fermare questa vera e propria strage? — scrivono congiuntamente Cgil, Cisl e Uil —. È poco utile convocare tavoli d’urgenza se poi non si mettono in campo azioni mirate. A cominciare da un serio potenziamento dei controlli e delle ispezioni». «Nicolae Catalan — sottolinea la consigliera provinciale del Pd Sara Ferrari — è l’ennesima vittima dell’incuria, della disattenzione, del contenimento dei costi e dell’urgenza del profitto. La lunga catena delle morti bianche si arricchisce così di un ennesimo dolore».
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