Natalità. Cgil Cisl Uil: “L’inverno demografico non si contrasta con misure spot o lotterie”.
Per i sindacati aver respinto l’indicizzazione dell’Assegno unico e aver abbandonato le politiche per la casa contribuisce ad impoverire le famiglie. La sfida è garantire retribuzioni più alte e occasioni di lavoro stabile ai giovani e alle donne.
“Le nascite in Trentino continuano a calare di anno in anno. Sono infatti ben 190 in meno i bambini venuti alla luce in provincia rispetto al periodo pre-pandemia con neppure 3.850 nuovi nati nel corso del 2022 contro i 4.900 di dieci anni fa. Ciò dimostra che per invertire una tendenza demografica non bastano le migliori intenzioni, né servono a nulla misure spot che coprono periodi limitati o peggio lotterie di cui beneficiano solo pochi privilegiati. Servono invece interventi strutturali a 360 gradi che rafforzino l’attrattività del nostro territorio, migliorino la stabilità occupazionale e le condizioni economiche dei giovani e qualifichino i sostegni e i servizi verso tutti i nuclei familiari che vogliono dei figli o che già ne abbiano.”
Di fronte ai numeri delle nascite nella nostra provincia, Cgil Cisl Uil per bocca dei segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti chiedono una revisione delle politiche adottate fin qui dalla Giunta provinciale ed interventi strutturali per i giovani.
L’inverno demografico infatti è ormai una realtà anche per il Trentino visto che negli ultimi anni dieci anni è calato il tasso di fecondità passato da 1,65 figli per donna nel 2010 a 1,36 nel 2020 avvicinandosi sempre di più alla media nazionale e si è ridotto drasticamente anche il rapporto tra bambini nati e totale della popolazione, il cosiddetto tasso di natalità che dal 10,5 per mille del 2010 è crollato al 7,7 per mille del 2021, un dato davvero allarmante se si pensa che fino al 2015
non era mai sceso sotto il 9 per mille annuo. A ciò si aggiunge il fatto che negli ultimi tre anni sono calati complessivamente anche i residenti in Trentino, scesi dai 545mila del 2019 ai 540mila del 2021 uniformandosi così alle altre regioni italiane e dell’intero paese che perde abitanti dal 2015.
“Sono dati davvero preoccupanti – incalzano i sindacalisti – che tra l’altro sembrano aumentare, anche sul versante demografico, il divario con l’Alto Adige, nonostante i massicci investimenti della nostra Provincia sulle politiche familiari. Non esistono bacchette magiche per invertire questa pericolosa tendenza che, assieme al progressivo invecchiamento della popolazione, rischia di rallentare lo sviluppo del Trentino, rendere più debole nel complesso anche il mercato del lavoro e
mettere nuove pressioni sulla finanza pubblica provinciale. Servono però politiche lungimiranti e strutturali che sostengano il lavoro dei giovani e l’occupazione femminile in particolare oggi che il potere d’acquisto di salari e stipendi è falcidiato da un’inflazione a due cifre e da costi energetici che, seppur in contrazione, restano significativamente alti. Rileviamo però che ad oggi la fase di attuazione degli Stati generali del lavoro non è ancora partita”.
Proprio per questo, tra l’altro, i sindacati giudicano un’occasione mancata la discussione in aula sul bilancio di previsione per il 2023.
“Per esempio aver respinto – incalzano Grosselli, Bezzi e Alotti – gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a garantire il recupero dell’inflazione dell’Assegno unico provinciale con la giustificazione che l’intervento costa troppo, smaschera il fatto che la Giunta provinciale non vuole realmente investire sui sostegni alla famiglia.
Mancano poi politiche per la casa visto che i prezzi delle abitazioni in Trentino continuano ad essere mediamente più elevati che nel resto d’Italia e che l’innalzamento dei tassi di interesse aumenta anche i costi indiretti per l’acquisto della prima casa. In questo senso è positivo l’accoglimento di emendamenti che istituiscono un osservatorio provinciale per le politiche abitative e che introducono un piccolo beneficio per chi acquista la prima casa. Su Itea ed edilizia agevolata
serve però fare molto di più”.
Trento, 2 gennaio 2023
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