28 marzo 2020 – Corriere del Trentino

«Nella didattica online manca la discussione» Di Fiore (Uil): valutazioni, attenti ai ricorsi

TRENTO «Non chiamiamola scuola online. La scuola è un luogo di incontro. Questa è didattica a distanza». Così Pietro Di Fiore, segretario regionale Uil scuola, fa il bilancio del primo mese di sospensione dell’attività scolastica.
Qual è il bilancio di questo primo mese di«scuola online» per circa 27.000 bambini e ragazzi in Trentino?
«Dati certi per fare un bilancio completo ancora non ne abbiamo, ma siamo in contatto con quasi tutte le scuole del territorio. Per questo dico che non bisogna chiamarla scuola online, ma “didattica a distanza”: sono tentativi che tutte le scuole stanno cercando di mettere in atto per tenere insieme persone che oggi sono obbligate a stare distanti. Se la intendiamo così, possiamo dire che in parte alle superiori questa didattica viene svolta, ma è evidente che alle medie e nelle scuole primarie questo non è possibile. Un conto è caricare un video in cui si spiegano cose, poi farle studiare e assegnare un compito. Ma la scuola è un’altra cosa: è fatta di discussione, relazione tra insegnanti e fra ragazzi e fra ragazzi e insegnanti».
Le criticità maggiori?
«Quasi tutte le scuole superiori stanno utilizzando Meet che è fornita da Google e questo è un problema perché le reti sono sovraccariche e tante volte non funzionano. Alle elementari la didattica a distanza è fatta per lo più di file audio, mail e materiali che servono soprattutto per tenere unita e in contatto la comunità che ruota intorno alla scuola. In questa fascia scolastica il fronte famiglia è apparso carente per la strumentazione: un insegnante del liceo un pc ce l’ha, ma un genitore magari non ha due computer per due o tre figli, dovendo fare lo smart working a casa. Per questo la didattica a distanza deve fare molta attenzione a non aumentare un divario già esistente tra chi ha molto e chi ha molto poco».
Cosa è stato messo a disposizione delle scuole e delle famiglie per fare fronte alle criticità?
«Il governo ha stanziato 85 milioni per il settore scuola, ora bisogna capire come questa cifra sarà ripartita e cosa faremo noi come Provincia. Rimane però fondamentale tenere a mente che la stru-mentazione, così come le piattaforme per la didattica a distanza, devono servire a implementare una didattica in presenza. Qualche scuola e qualche dirigente ha voluto fingere che la scuola fosse aperta tramite pc, ma il rischio è di stressare i ragazzi, di costringerli davanti ai dispositivi per più di 5 ore al giorno».
Come si farà per le valutazioni se la chiusura, come sembra ormai scontato, dovrà protrarsi oltre il 3 aprile?
«Sul piano della valutazione do un consiglio: è importante che la scuola dia un feedback agli studenti, ma bisogna stare attenti a non fare valutazioni certificative in questa fase, cioè quelle che poi generano promozione e bocciature, perché poi si rischiano i ricorsi. A legislazione vigente, comunque vada si sbaglia: che si promuova tutti o che si bocci, che ci si fermi alle ultime valutazioni o altro. In ogni caso si rischia il ricorso. Serve che il ministero intervenga con una norma di legge che individui il modo per sanare questo anno scolastico, questa è l’unica strada».

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