20 giugno 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Nuovi orari, dipendenti provinciali in piazza

Clima incandescente. Ingressi a fasce orarie, smart-working e uffici aperti il sabato
sotto accusa. Valentinotti (Fenalt): «Trattati come pezze da piedi. E niente soldi per il rinnovo»

TRENTO. Clima incandescente ieri mattina in piazza Dante, dove i sindacati -Cgil, Cisl, Uil e Fenalt, insieme ad una rappresentanza di dipendenti provinciali, hanno protestato per chiedere maggiore condivisione in particolare relativamente alle scelte della Giunta riguardanti la riorganizzazione degli orari d’ufficio, del lavoro in presenza e a distanza, e sull’applicazione delle linee guida per la prevenzione del Covid-19.
Alla categoria, infatti, non sono andate giù una serie di misure anticipate nei giorni scorsi che si intendono adottare per riorganizzare la macchina pubblica. Forti perplessità sono state espresse sull’ipotesi di scaglionamento degli orari di entrata e uscita, con turni da cinque ore in presenza e la parte rimanente in smart-working il pomeriggio o, eventualmente, il sabato e la domenica. Anche perché -dicono tanti lavoratori -in un momento del genere per tante famiglie subentra anche il discorso della conciliazione e dell’accudimento dei figli, a fronte però di servizi che sono ripartiti solo parzialmente. Così come non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco le parole del consigliere provinciale leghista Alessandro Savoi, che aveva definito “parassiti” i sindacati che si sono fatti portavoce di questa protesta.
Ieri, dalle 11 alle 13, si è dunque svolto il presidio con un’assemblea che i dipendenti non presenti in piazza hanno potuto seguire da remoto. I sindacati già giovedì avevano chiesto un incontro al presidente della Provincia Maurizio Fugatti e ieri una delegazione è stata poi ricevuta dall’assessore provinciale al lavoro Achille Spinelli. «Dopo una lunga discussione, però, ci è stato detto che pur comprendendo le nostre ragioni saranno loro ad avere l’ultima parola, e dunque non c’è alcun margine di trattativa», spiega Marcella Tomasi, segretaria della Funzione pubblica della Uil.
«Come lavoratori del pubblico impiego trentino siamo trattati come pezze da piedi, e oltretutto scompaiono i soldi per il rinnovo contrattuale e non c’è concertazione con i sindacati», tuona Maurizio Valentinotti della Fenalt. «I lavoratori sarebbero disponibili a fare sacrifici, la questione del lavoro il sabato è solo una parte della vertenza. Però una delibera che ci impone di uscire di casa alle 6 di mattina e rientrare alle 9 di sera conclude il rappresentante della Fenalt non è accettabile».
Dello stesso avviso Luigi Diaspro, segretario della Funzione pubblica della Cgil: «Siamo difronte a un attacco ai dipendenti pubblici da parte della Giunta provinciale -tuona il sindacalista -si viene indicati all’opinione pubblica come privilegiati solo perché non si è fatta cassa integrazione o perché nonostante l’emergenza si è conservato il proprio posto di lavoro, tentando di contrapporre lavoratori del settore pubblico con dipendenti delle aziende private. Questo però è un modo di operare sbagliato. Se la pubblica amministrazione deve implementare il lavoro in presenza, e noi siamo d’accordo, va fatto con un’interlocuzione seria. I lavoratori vogliono rientrare al proprio posto di lavoro ma non si può approfittare di questa situazione per un’operazione punitiva».
Sugli orari di lavoro, ricorda ancora Luigi Diaspro, «si gioca una partita molto sensibile dal punto di vista della conciliazione, ma ci è stata prospettata un’operazione che non dà risposte in termini di servizi».
Per Giuseppe Pallanch, rappresentante della Cisl, «i dipendenti pubblici hanno continuato a dare servizi alla comunità anche durante l’emergenza, noi abbiamo chiesto un confronto che però -conclude l’analisi Pallanch -non è mai arrivato».

Scarica il pdf: Provincia ART 200620 3