Occupazione. A settembre nuove assunzioni in crescita, ma aumentano i contratti a termine Cgil Cisl Uil: riduzione di almeno 1.600 contratti a tempo indeterminato rispetto alla fase pre crisi. Serve consolidare il trend con un’offerta di lavoro stabile e di qualità
Continua la ripresa dell’occupazione in Trentino rispetto allo scorso anno, ma le nuovi assunzioni a tempo indeterminato sono in calo del 10,2% rispetto alla fase pre-pandemia. Insomma le occasioni di lavoro crescono, ma sono ancora troppo spesso precarie. Così solo a settembre le assunzioni sono aumentate del 6,4 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, per un totale di 1.656 nuove attivazioni. Segno più anche nel confronto con il 2019, prima del Covid, con un incremento del 1,7 per cento (+452). L’occupazione è dunque in fase di risalita, anche se non si è recuperato totalmente il gap rispetto al 2019, come dimostrano i dati relativi ai primi 9 mesi dell’anno dove l’andamento, anche se positivo, è inferiore dell’1,5 per cento. Mancano all’appello ancora 1.815 assunzioni, un dato legato sicuramente alla mancata stagione sciistica dello scorso inverno.
E’ quanto emerge dalla nota mensile sul mercato del lavoro elaborata dall’ufficio studi di Agenzia del Lavoro. Se sul trend positivo del mercato del lavoro locale ci sono pochi dubbi è necessario interrogarsi sulla qualità del lavoro offerto. Le imprese anche in Trentino dimostrano di guardare con fiducia alla fase di ripresa, ma diventano molto caute quando si tratta di assumere a tempo indeterminato, scaricando di fatto sul lavoro le incertezze rispetto all’andamento del Covid ma anche a quello dei prezzi delle materie prime. Più dell’87 per cento delle attivazioni riguarda forme di lavoro non stabile con un amento del 31% di contratti in somministrazione e del 10,5% di quelli a tempo determinato rispetto al 2020 e con un vero e proprio boom del contratto più flessibile, quello a chiamata sia rispetto al 2020 (+2,1%) sia rispetto al 2019 (+6,3%).
Complessivamente l’88,2% delle nuove attivazioni riguardano contratti a termine, il restante 11,8% quello indeterminato, in crescita rispetto ai primi nove mesi del 2020, ma in forte calo in confronto al 2019 con ben un 10,2% in meno rispetto alla fase prepandemica. “Oggi mancano all’appello ben 1.600 contratti a tempo indeterminato confrontano i primi nove mesi del 2021 con il 2019. Una delle priorità delle politiche del lavoro trentine deve essere proprio quella di ridurre la precarietà – spiegano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi che seguono le dinamiche del mercato del lavoro per Cgil, Cisl e Uil -. In particolare per i giovani e le donne, tra i soggetti più fragili del mercato del lavoro, è ora di porre un freno all’uso improprio dei tirocini così come è tempo di mettere in campo delle misure che incentivino le donne a restare sul mercato del lavoro. Ci attendiamo che gli Stati Generali del Lavoro producano azioni concrete e condivise in questa direzione”.
Nel confronto con i nove mesi del 2020, le assunzioni delle imprese trentine crescono di 12.402 unità e del +11,6% (dalle 106.695 alle 119.097). La domanda di lavoro aumenta nel secondario (+4.032 assunzioni per un +32,2%) e nel terziario (+10.167 e +15,1%), mentre cala in agricoltura (di 1.797 e -6,7%). Sempre rispetto all’anno scorso è positivo anche il saldo occupazionale, cioè l’attivazione di nuovi rapporti di lavoro supera le cessazioni: tra gennaio e settembre si sono registrate 119.067 assunzioni a fronte di 97.197 chiusure del rapporto di lavoro, dato che risente del fatto che fino a fine ottobre per la stragrande maggioranza delle imprese valeva il divieto di licenziamento economico. Nello stesso periodo del 2020 le maggiori entrate erano state pari a 1.609 e quindi rispetto a un anno prima si contano 20.291 posizioni lavorative in più. Il miglioramento del saldo, oltre all’aumento delle assunzioni, si deve anche al fatto che le cessazioni lavorative nei primi nove mesi del 2021 sono calate di 7.889 unità per un -7,5%.
Altro nodo cruciale per i sindacati è il tema della qualità del lavoro e delle politiche attive. “A cominciare dal GOL, avremo importanti risorse da spendere anche sul nostro territorio per sostenete i lavoratori in transizione e riqualificarli”. E’ fondamentale però non sprecare questa occasione agendo su tre aspetti: condizionalità, piano di formazione straordinaria e centri per l’impiego. “Senza personale competente e in numero adeguato difficilmente si potrà concretizzare una reale ed efficace presa in carico di chi cerca occupazione”. Altro tassello chiave è il mondo delle imprese: senza aziende in grado di attrarre manodopera qualificata il sistema è destinato a fallire nel lungo termine. Per questa ragione anche chi è alla guida della Provincia ha importanti responsabilità: servono politiche industriali selettive, che incentivino gli imprenditori a fare innovazione e dunque, ad essere all’altezza delle transizioni in atto, tecnologica, digitale e ambientale.
9 dicembre 2021
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