1 aprile 2018 – Trentino
«Ora hanno svenduto pure la Pasqua»
Critiche dei sindacati (ma anche dei consumatori) all’ultima frontiera abbattuta da Aldi: «Più danni che benefici»
«Tutto come da copione, ora sul mercato trentino è arrivato il gruppo Aldi che mette in svendita pure la festa della Pasqua». Dire che i sindacati non hanno apprezzato la caduta dell’ultimo muro del commercio (in realtà manca ancora il Natale, ma chissà come andrà il prossimo dicembre) è un eufemismo. Ma a differenza di altre regioni italiane come Lazio, Toscana ed Emilia Romagna, dove oggi i lavoratori protesteranno con slogan tipo “vi romperemo le uova nel paniere”, in Trentino non sono previste iniziative sindacali: «E che senso avrebbe proclamare uno sciopero?» spiega Lamberto Avanzo, segretario di Fisascat Cisl. «Gli unici lavoratori chiamati a prestare la propria opera saranno proprio quelli di Aldi, che sono stati assunti da poche settimane e probabilmente hanno contratti a tempo determinato o sono comunque nel periodo di prova. Chi di loro potrebbe protestare per l’apertura festiva? La realtà è che qui non si tratta di pochi lavori chiamati al posto di lavoro in una giornata, ma di una vera e propria rivoluzione culturale».
Walter Largher (della Uil Tucs) è naturalmente sulla stessa linea: «Tutto come previsto. Da tempo dicevamo che in assenza di regole precise (tanto più opportune in una realtà autonoma come il Trentino) sarebbe arrivato un soggetto forte ad approfittare della situazione. Ed ora ecco Aldi che ha dimensioni enormi rispetto agli altri soggetti che sono sul nostro mercato. Parliamo di un fatturato di 67 miliardi mentre il gruppo Poli fattura 500 milioni, cioè meno dell’1%. È chiaro che un’azienda di queste dimensioni può imporre le proprie condizioni all’interno di una guerra per le aperture. E gli altri protagonisti del mercato trentino (che prima giustificavano le aperture festive con il progresso che non si può fermare) hanno preparato il terreno a questa situazione e ora si trovano ad inseguire».
Anche Roland Caramelle (Filcams Caramelle) mette in evidenza l’assenza di regole che ha portato a questa situazione: «Sia a livello nazionale, ma anche a livello locale dove pure sarebbe stato possibile intervenire. Il risultato è che le aperture festive portate all’estremo, danneggiano i piccoli soggetti del commercio presenti sul territorio trentino (che ovviamente non hanno la possibilità di competere nella guerra delle aperture) ma danneggiano anche i lavoratori, perché tutte le grandi catene del commercio inseguiranno il modello imposto da Aldi. Ma questo è un modello di sviluppo che porta più problemi che benefici, come è evidente a tutti. È un modello che dal nostro punto di vista non funziona e che purtroppo verrà seguito anche dalla Cooperazione».
Ieri il gruppo Aldi (interpellato dal Trentino) non è entrato nel merito della vicenda, ma i responsabili dei punti vendita trentini hanno fatto notare che tutti i punti vendita del gruppo saranno aperti durante il giorno di Pasqua, non solo quelli trentini.
In questo scenario, ci guadagnano (almeno) i consumatori? Vedremo questa mattina (e poi nel pomeriggio) quante saranno le persone che approfitteranno della possibilità di fare la spesa. Ma Paolo Cunego, del Comitato difesa consumatori, è perplesso: «Noi in linea di principio siamo favorevoli alle aperture festive (a condizione che i lavoratori siano ben pagati e i consumatori ricevano un servizio adeguato), ma francamente dell’apertura il giorno di Pasqua non si sentiva il bisogno. Capisco che ci sia chi trova comode queste aperture, ma non stiamo parlando di servizi fondamentali come la sanità o la sicurezza. È curioso, infine, che la prima apertura pasquale in Trentino sia garantita da Aldi, che arriva dal mondo tedesco dove in realtà sono molto attenti alla qualità della vita (anche dei lavoratori) e molto più prudenti sugli orari di apertura».
Scarica il pdf: Pasqua ART 010418
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