10 agosto 2017 – Trentino
«Pari opportunità, un ufficio da tutelare»
Lettera aperta all’assessore Ferrari per dire no all’ipotesi di inglobare il servizio in Agenzia del lavoro
Sono diverse le anime trentine che dicono no all’ipotesi di far confluire l’ufficio pari opportunità in seno all’agenzia del Lavoro. Lo fanno in una lettera all’assessore Ferrari che porta la firma di Walter Alotti della Uil, Elena Biaggioni e Barbara Bastarelli di Coordinamento donne Centro antiViolenza, Donatella Conzatti, Micol Cossali e Chiara Sighele di “Se Non Ora Quando Trentino”, Claudia Loro della Cgil, Arianna Miriam Fiumefreddo di Rete Lgbt del Trentino Alto Adige, Claudia Merighi di Laici trentini per i diritti civili e Paolo Zanella di Arcigay del Trentino. Ecco parte della lettera.
«Cara Assessora Ferrari, sa bene che abbiano a cuore le Pari Opportunità almeno quanto Lei. Per questo siamo preoccupati/e all’idea che l’Ufficio che se ne occupa venga spostato da un’Agenzia ad un’ altra, entrambe con competenze settoriali. Non vogliamo ora addentrarci in questioni di metodo sulla possibilità di attribuire o meno competenze sulle Pari Opportunità ad un’ Agenzia che per legge si occupa di lavoro. Ciò che ci interessa, è il merito della questione. Le politiche di Pari Opportunità sono un tema nodale nella nostra società e sono poste a fondamento della nostra Repubblica con il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione. Pari Opportunità significa ridurre tutte le disuguaglianze che di fatto esistono. Una riflessione su un allargamento delle azioni delle Pari Opportunità, delle politiche di inclusione e antidiscriminatorie andrebbe fatta, anche in vista della definizione del futuro programma elettorale. Perché non immaginarsi un futuro dipartimento delle Pari Opportunità che gestisca direttamente alcune azioni, soprattutto culturali, e che si interfacci con gli altri dipartimenti per dare impulso, coordinare, supervisionare e verificare gli interventi volti a ridurre le disuguaglianze e rendere la società più inclusiva? Come farlo, se non incardinando l’Ufficio al di fuori di specifici settori d’interesse? Perché limitare il campo d’azione al solo tema del lavoro? I percorsi di educazione di genere, il contrasto all’omotransfobia che fine faranno?
Perché inserirli forzatamente all’interno di un organismo che per legge si occupa di altro? Non avrebbe più senso incardinare le Pari Opportunità sotto la Direzione Generale, come avviene a livello nazionale, dove sono collocate presso la Presidenza del Consiglio? Se davvero riteniamo il tema della Pari Opportunità cruciale, allora la collocazione dell’Ufficio che se ne occupa ha una forte valenza politica. Metterlo al centro, significa rilanciarne l’azione e svincolarlo da politiche settoriali che ne ridurrebbero la portata».
Scarica il pdf: pari opportunità ART 100817
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