Il T – Mercoledì 16 Ottobre 2024

Pensione minima per 16mila trentini

Spinelli: «Fare attenzione al bilancio» – Grosselli (Cgil): «Agire sull’assegno unico». Alotti (Uil): «Intervenire, ma con equità»

Simone Casciano

Il precario equilibrio delle pensioni. Tra lavorative (con sistema contributivo o retributivo), assistenziali e di altro tipo, il quadro è complesso. Toccare anche solo un aspetto può comportare una spesa, a regime, per le casse pubbliche ingente, per questo va fatto con attenzione. È evidente però che ci sono alcuni anziani che vivono con pensioni al limite della soglia di povertà, e pensando a loro l’Alto Adige ha annunciato l’intenzione di integrare le minime, mentre in Trentino sono ancora in corso le valutazioni.

I dati
In Trentino sono 7.202 le persone che percepiscono la pensione assistenziale, per un reddito medio annuo lordo di 6.709 euro. Sono poi 2.532 le persone anziane che percepiscono un combinato di pensione di vecchiaia e assistenziale, con un reddito medio annuo lordo di 23.930 euro e un netto mensile di circa 1.400 euro. Sono 8.391 le persone che percepiscono l’assistenziale assieme ad un’altra forma di pensione (vecchiaia, invalidità o superstiti) per un totale di 15.593 percettori con un reddito medio annuo lordo di 15.501 euro che sono circa 900 euro netti al mese, non molti specie in un mondo post pandemia e post invasione dell’Ucraina in cui l’inflazione si è mangiata buona parte del potere di acquisto delle persone.

La proposta altoatesina
Un contesto simile a quello altoatesino, con pensioni minime che devono fare i conti non solo con l’inflazione, ma anche con un territorio in cui il costo della vita è più alto rispetto al resto d’Italia. Per questo motivo la Provincia di Bolzano sta trattando con l’Inps per integrare le pensioni minime degli altoatesini meno abbienti, come ha annunciato un paio di settimane fa il presidente altoatesino Arno Kompatscher. Obiettivo: sostenere quelle pensioni mensili che superano di poco i 600 euro e avvicinarli a una soglia più dignitosa, la sfida non è solo reperire le risorse, ma anche lavorare in sinergia con l’Inps per evitare che questo sostegno valga ai fini della rilevazione fiscale, andando quindi poi a vanificare l’intervento stesso.

«Serve prudenza»
E in Trentino? L’assessore provinciale allo sviluppo economico e previdenza Achille Spinelli invita a fare attenzione. «Conosco poco la proposta altoatesina che per ora è stata discussa solo in termini generali – spiega Spinelli – Per il Trentino bisogna essere chiari: c’è un limite alle risorse che possiamo investire in spesa corrente. I bilanci non sono più quelli ricchi di inizio anni 2000, oggi dobbiamo essere molto attenti sulla spesa pubblica, i tempi sono diversi. Quando parliamo di pensioni minime però riconosco che stiamo parlando di un aspetto sociale, di sussistenza. Quindi credo sia doveroso fare un ragionamento e lo faremo».

I sindacati
Secondo i sindacati la strada dei sostegni non può che passare dall’assegno unico provinciale, strumento importante, ma da ottimizzare. «Bisogna intervenire lì, ma facendo attenzione che gli interventi provinciali non finiscano per cumularsi con quelli statali ai fini fiscali – avverte Andrea Grosselli, segretario Cgil del Trentino – Lo Stato non può risparmiare grazie agli interventi provinciali, il suo intervento deve essere uguale per tutti i cittadini. Per questo poi è fondamentale l’indicizzazione al costo della vita dell’Icef. Il paradosso altrimenti è che fino a quel momento l’assegno unico impoverisce alcune famiglie invece di aiutarle». Secondo Grosselli è più un tema di volontà politica che di risorse. «Indicizzare l’Icef a spanne costerebbe tra gli 8 e i 9 milioni alle casse provinciali, con i bilanci record fatti registrare nel 2023 e nel 2024 non credo sia un problema. Poi quello sarebbe il punto di partenza».

Guarda a un intervento mirato Walter Alotti, segretario della Uil del Trentino. «Ha fatto bene Kompatscher a parlare di integrazione, ma deve essere attenta e selettiva. In Trentino ci sono categorie che già hanno beneficiato di aiuti importanti, non sarebbe giusto venissero sostenute ulteriormente, senza aver versato contributi. Poi si potrebbe pensare a un’addizionale Irpef per i pensionati che sia meno impattante».

 

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