Corriere del Trentino – 22 luglio 2023

«Più Autonomia nello Statuto e un patto per la neutralità fiscale»

Trento Legislatura, ultimo atto. Quando Maurizio Fugatti è andato in aula ieri, sapeva che la relazione sull’assestamento di bilancio sarebbe stata soprattutto il lascito di questi cinque anni di governo. E così è stato. Nelle 38 pagine del documento si è voluto soprattutto ricordare quanto portato a termine dalla maggioranza. Sono stati pochi i riferimenti a un futuro che comunque appartiene alla nuova amministrazione. Ma due sono balzati all’occhio: la modifica dell’articolo 103 dello Statuto dell’Autonomia e un patto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze per raggiungere la «neutralità fiscale».
«L’articolo 103 prevede solo un parere del Consiglio regionale e dei Consigli provinciali, nel caso di iniziativa governativa o parlamentare — ha detto il presidente — In generale, nel processo di approvazione dell modifiche statutarie, il Parlamento, chiamato ad esprimersi, può introdurre modifiche ai testi proposti. Per potere affrontare serenamente un ampio processo di riforma dello Statuto è quindi in primo luogo necessario modificare quell’articolo, affinché i testi di riforma dello Statuto siano sottoposti “a intesa” e non semplicemente “a parere” dei Consigli provinciale e regionale».
Sul piano dello sviluppo Economico, la relazione del presidente Fugatti ha messo in campo una visione precisa: «Il Pil Tentino è cresciuto per tutta una serie di motivi (+2,3% nel 2022, contro l’1% a livello nazionale). Alla base di tutto ci sono gli investimenti». Perché questi generano ricchezza e quindi maggiori entrate per fare fronti a nuovi investimenti, in un circolo virtuoso da sostenere. L’ovvio problema è dove reperire le risorse per mettere in moto queste operazioni. «Le risorse del bilancio provinciale sono certamente sufficienti per finanziare le competenze dell’Autonomia, ma non lo sono più per fare importanti investimenti — ha detto Fugatti — Per questo siamo fortemente ricorsi al debito».
A quanto pare però nell’immediato il denaro in questione non arriverà dalle tasse, dove l’orientamento è quello di contrattare con Roma la «neutralità fiscale». Anche in un ottica di riduzione della pressione: «le minori tasse pagate dai trentini creano maggiori consumi e maggiori investimenti, generando un effetto moltiplicatore che non possiamo sottacere» dice sempre Fugatti. A tal proposito, rivela il presidente: «La Provincia sta concludendo in queste settimane un accordo finanziario con il Mef dalle dimensioni economiche rilevantissime, che chiude una partita apertasi ancora con l’accordo di Milano del 2009». Nel dettaglio: da quel momento c’erano arretrati rispetto a quanto spetterebbe al Trentino. E se la questione del gettito dai giochi è stata chiusa nel 2021, di concerto con la Provincia di Bolzano si sta cercando di portare a casa altro denaro dalle imposte. Ma le cifre non sono state precisate. L’attesa è di chiudere l’accordo nelle prossime settimane.
Ora, se non dal gettito, la quadratura del cerchio dal punto di vista del recupero delle finanze la si ha accaparrandosi le risorse esterne. «È quindi vero che esiste un complemento di risorse dato da quelle autonomamente prodotte dal territorio, da accordi istituzionali, da disponibilità comunitarie o nazionali a fronte di progetti (penso in particolare all Olimpiadi 2026), dal risparmio privato», ha detto il Fugatti nella relazione. Tradotto: si cercano risorse esterne ai fondi pubblici provinciali. Che possono venire da ovunque: Roma (che deve cedere sull’articolo 103 e sugli arretrati), Bruxelles e pare non sia esclusa neanche l’iniziativa privata. Per inciso, a margine della seduta del Consiglio, lo stesso presidente ha rivelato di avere sottoposto al ministro degli Affari europei Raffaele Fitto alcuni progetti risultati idonei per il Pnrr ma non finanziati. La speranza è che, nelle varie ri-assegnazioni dei fondi che stanno avendo luogo per i ritardi, qualche opera possa attrarre denaro europeo.
Venendo ai numeri veri e propri, nella relazione del presidente trovano posto le stime di crescita del Pil per il 2023. Se a livello nazionale l’aumento è previsto tra lo 0,7% e l’1%, Il Fondo monetario internazionale stima una crescita per il Trentino dell’1,2%, mentre il Ministero la dà all’1,4%. Per quanto riguarda gli anni successivi, le stime di crescita per il 2024 prevedono un aumento tra l’1,2% e l’1,6%. Mentre per il 2025 sono date tra l’1,3% e l’1,4%.
Sintetizzando le variazioni, Fugatti spiega: «Con la manovra di assestamento si rendono disponibili risorse aggiuntive per circa 185 milioni di euro sul 2023, 195 milioni sul 2024 e 78 milioni sul 2025. Le stesse derivano innanzitutto dalle migliori performance dell’economia locale rispetto a quelle considerate in sede di impostazione del bilancio». Sul fronte delle uscite vengono messe a regime molte delle iniziative già annunciate, come il bonus per il terzo figlio da 5 mila euro e le misure per il sostegno al mutuo per le giovani coppie. Si tratta di una maggiore spesa annua a carico del bilancio di 9 euro. E trova spazio anche un contributo per le famiglie di 3 milioni, volto al contenimento delle tariffe delle Rsa.
«Abbiamo registrato una relazione che è stata un consuntivo delle attività — chiosa la dem Lucia Maestri all’uscita dall’aula — non ha aggiunto nulla e non ha tolto null’altro. Abbiamo visto che non sono stati affrontati nodi importanti come il tema dell’orso e dalla Valdastico. Qui per fortuna il ministero ha cassato l’iniziativa. Non rileviamo però un’argomentazione di prospettiva. Il presidente ha detto che ha allargato il bilancio a finanziamenti esterni. È arrivato in un periodo fortunato: grazie a Paolo Gentiloni e all’Europa, il Pnrr ha dato risorse al Trentino. Ma il merito non è suo».
Intanto ieri sotto il porticato del Palazzo della Regione, è andato in scena un presidio di insegnanti, organizzato da Cisl Scuola, Flc Cgil, Uil scuola Rua, Gilda Fgu Unams e Fgu Satos. Le associazioni, si legge in una nota «Chiedono maggiore attenzione verso la scuola tutta». Tra le venti richieste, il ritorno alla scuola dell’infanzia a dieci mesi e l’assunzione dei docenti di sostegno specializzati. I lavoratori e le lavoratrici della scuola manterranno il presidio per tutta la durata dei lavori in aula, fino al 27 luglio.

 

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