Trentino – 22 gennaio 2023
Più infortuni sul lavoro in Trentino, ma «la Provincia se ne lava le mani»
TRENTO. Mercoledì scorso il Consiglio provinciale ha respinto la proposta di Alex Marini dei 5 stelle sull’integrazione dell’articolo 6 della legge provinciale numero 13 del 2011 riferita all’istituzione di un Fondo di solidarietà per i familiari delle vittime di incidenti mortali sul lavoro o in attività di volontariato, e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, in provincia presenti soprattutto in campo agricolo e forestale.
Esempi di Fondi dedicati a questo scopo ce ne sono già in Italia, basti pensare alla vicina provincia di Bolzano, che ha una dotazione di 600 mila euro all’anno dedicati alla sicurezza sul lavoro. Eppure, il Trentino sembra fatichi ad apportare un cambiamento in merito, nonostante negli ultimi due anni nel nostro territorio si siano verificate 13 morti sul lavoro nel 2022, e 14 l’anno precedente.
Gli infortuni, invece, sono molti di più, nel 2022 sono stati in totale 7.600, mentre nel 2021 le denunce di infortunio registrate sono state 6.826. Il Consigliere provinciale Marini si è dimostrato amareggiato della scelta del Consiglio di “non vedere” il problema. «In Trentino dal 2008 al 2021 sono stati raccolti quasi 9,4 milioni di euro in multe per violazioni delle norme riguardo la sicurezza dei lavoratori. – ha dichiarato In media ogni anno si raccolgono circa 600 mila euro, che però non vengono impiegati in maniera trasparente e verificabile per prevenire che si verifichino altri infortuni. La nostra intenzione era fare qualcosa di concreto a favore dei lavoratori e delle loro famiglie, garantendo maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro».
Secondo Marini la maggioranza provinciale che ha bocciato la proposta, ha dimostrato quindi un totale disinteresse per la questione delle morti e degli incidenti sul lavoro. «Il disegno di legge del M5S ha continuato recepiva una serie di input provenienti dal mondo sindacale, delle imprese e della medicina che i politici alla guida della Provincia di Trento hanno ignorato. Ci è stato detto che il disegno di legge avrebbe aumentato l’onere burocratico sulle imprese, ma la nostra proposta non andava a istituire una nuova legge, ne modificava solo una già esistente».
Per il consigliere pentastellato la verità è che non si vuole agire perché a chi comanda in Provincia non importa nulla della vita dei lavoratori e si preferisce continuare a gestire il denaro pubblico che dovrebbe essere destinato alla prevenzione in maniera poco trasparente. «Mi trovo costretto a constatare – ha concluso Marini -come gli esponenti delle forze politiche che in teoria dovrebbero sostenere lavoro e lavoratori avessero altro a cui pensare piuttosto che sostenere una legge a favore di queste categorie. Sono bravi a parlare ma alla prova dei fatti si perdono… anche quando in mezzo ci sono le vite delle persone!».
I sindacati si sono schierati a favore di Marini, come riportato da Walter Alotti, segretario generale Uil del Trentino in un articolo nell’edizione di ieri, dove ha dichiarato che sulla sicurezza sul lavoro la politica provinciale si perde solamente in chiacchiere mentre dovrebbe intervenire.
Sulla stessa linea di pensiero è anche Monica Faggioni, di Sunia Cgil e responsabile Cgil al tavolo di coordinamento provinciale sul tema della sicurezza del lavoro.
«Dispiace che non ci siano risposte dopo i buoni propositi annunciati spesso dai politici provinciali. -afferma Faggioni -In tre anni di presenza al tavolo di coordinamento, di discussioni ne ho viste tante, ma non è stato messo in pratica nulla, eppure il numero degli infortuni continua a salire in tutti i settori sempre di più».
Secondo Faggioni il tema è molto complicato e non può essere affrontato con la bacchetta magica, per ottenere i risultati è necessaria una buona progettazione. «Si deve partire innanzitutto dalle scuole -spiega la responsabile Cgil -dando modo ai ragazzi di avere coscienza del fatto che il lavoro non è una stupidaggine, ma richiede preparazione e attenzione. È vero che durante il periodo di alternanza scuola-lavoro i ragazzi non dovrebbero essere esposti a rischi, ma è anche ovvio che in ambiente lavorativo, il rischio zero non esiste e anche il tutoraggio può avere delle falle».Proprio per quanto riguarda i numeri dei giovani che subiscono un infortunio durante l’alternanza scuola-lavoro, a livello provinciale non ci sono dati specifici. Stando a quanto riporta Maggioni, sono stati però richiesti e probabilmente verranno raccolti nel corso del 2023.
Scarica il pdf: TRENTINO sicurezza ART 220123
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