7 aprile 2017 – Trentino
«Poste, Bolzano si accorda Da noi ottusità politica»
L’ira dei sindacati: «La Provincia è rimasta solo a guardare passivamente»
Nei Comuni tutto è congelato. La Cgil: «A noi interessa salvare i posti di lavoro»
Poste, l’ira dei sindacati: «Siamo rimasti col cerino in mano. Bolzano ha concluso l’accordo per evitare la consegna delle corrispondenza a giorni alterni. In questo modo si sono salvaguardate sia l’occupazione che la qualità del servizio. Trento invece non si è mossa e questa è ottusità politica» tuona Lorenzo Decarli, Uil poste. Insomma Bolzano festeggia, mentre a sud di Salorno sul tema aleggia oggi più che mai un gigantesco punto di domanda. Va detto che in Alto Adige sulla questione si erano mossi per tempo, per l’esattezza 9 anni orsono, in quello passato alla storia dell’Autonomia come l’ “accordo di Milano”.
Gli attori? Da una parte i ministri del governo Berlusconi, Tremonti e Calderoli, dall’altra i presidenti delle Province Durnwalder e Dellai: «In quell’occasione l’Alto Adige ritenne centrale chiedere la competenza sulle Comunicazioni, mentre il Trentino fece scelte diverse. Noi come Provincia, anche negli anni a venire, non abbiamo mai chiesto niente a Poste. Anche il ragionamento che sta facendo ora il governatore Rossi osserva Decarli non è corretto, non ci si può appellare ad un principio europeo, universale, sulla consegna garantita della corrispondenza. Perché no? Per il modo in cui si sta muovendo l’azienda: la deve portare ad un tavolo, subito, non limitarsi ad enunciare principi. Serve un punto d’incontro ma se la Provincia non lo chiede è chiaro che Poste tira diritto». Il nuovo cda di Poste si insedierà a breve, non c’è un ad. In altre parole vi è forse un problema di interlocuzione. O no? .
Catia Pancin segue la partita delle Poste per la Cisl: «Non c’è dubbio che la questione risalga al famoso accordo e alla scelta sulle deleghe che avvenne in quell’occasione. Bolzano chiese il recapito, non si parlava di uffici postali. Noi? Per il momento la riorganizzazione del recapito a giorni alterni, decisa un anno e mezzo fa, è bloccata, ufficialmente sino a giugno. Dopo lo sciopero dello scorso novembre avevamo chiesto che la decisione fosse rivista. Dove è stato avviato si è visto che non funziona».
I margini di trattativa nella valutazione di Daniela Tessari, Cgil: «L’accordo sulla distribuzione a giorni alterni sarebbe dovuto partire a febbraio. Anche Poste si è accorta che si tratta di un modello organizzativo che fa acqua. E’ stata l’Agicom a stabilire che ci sono dei Comuni che possono, autorizzati dallo Stato, ritirare la corrispondenza a giorni alterni, 5 volte in 10 giorni. Difficile cambi questa impostazione ma credo che invece si possa e si debba rivedere il progetto aggiungendo magari dei lavoratori che possano essere impiegati nei giorni in cui Poste non consegnerebbero. Quando abbiamo firmato l’accordo lo si è fatto con la precisa volontà di salvare posti di lavoro. Morale? Forse sulla distribuzione Durnwalder fu più lungimirante ma ora a noi preme anche salvare l’occupazione».
Scarica il pdf: poste ART 070417
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