l’Adige – 01 dicembre 2022

«Poste, si rischia collasso del sistema»

TRENTO – E’ allarme tra i postini del Trentino. O meglio, c’è chi esulta per la possibilità quasi insperata di potersi vedere presto in pensione e
chi capisce che un eventuale esodo di massa potrebbe mettere in crisi il sistema. Tutto deriva dalla proposta, contenuta nella finanziaria nazionale, di introdurre la quota 103 per il diritto alla pensione con i parametri dei 62 anni di età e 41 di contributi. «Rischiamo di trovarci una settantina di colleghi in meno» spiega Manuel Ferrari (nella foto) di Uil Poste, partendo già da una situazione difficile visto che l’azienda in provincia nell’ultimo decennio ha già subito un forte calo di addetti fissi: dagli oltre 1.200 del 2012 ai circa 760 del primo semestre 2022, di cui 400 nel servizio di recapito e 350 agli sportelli.
E sarebbe proprio questo servizio ad andare in affanno visto che molti degli attuali lavoratori fanno parte della grande assunzione nazionale del 1982/83 e di fatto in molti “rischiano” di rientrare nei parametri quota 103.
Si calcola che il 20 per cento di loro, dunque una settantina, potrebbero chiudere la carriera lavorativa nei prossimi mesi lasciando scoperto un abbondante numero di posti di lavoro.
«A questa emergenza si aggiunge un altro problema» spiega Ferrari.
E’ relativo al ricorso presentato da Agcom (l’Autorità garante delle comunicazioni) contro Poste sul fatto che, essendo in via di conclusione l’emergenza Covid, i quasi 200 sportelli presenti sul territorio andrebbero riaperti per 6 giorni la settimana, e non a turni ridotti come durante la pandemia.
«Ciò significa – spiega Ferrari – che con meno dipendenti dovremmo coprire più sportelli». Per questo Uilposte lancia l’allarme. «Già è difficile reperire addetti specializzati perché in sportelleria ci vuole formazione ed esperienza. Se aggiungiamo che ne servirebbero di più per la riapertura ordinaria, rischiamo il collasso del servizio.
Il problema è che in Trentino due terzi degli sportelli sono monoperatore e per legge nazionale c’è l’obbligo di avere uno sportello per ogni comune.
Ora che diversi comuni si sono unificati è plausibile che l’azienda decida di razionalizzare la presenza. Allo stato attuale, però, noi non sappiamo nulla.
Prima di muoverci come sindacato dobbiamo attendere che si concretizzi la manovra pensionistica e capire quanto colleghi decideranno di andare a riposo».

 

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