Corriere del Trentino – 26 febbraio 2023
Potere d’acquisto giù: in Trentino-Alto Adige si perdono 9mila euro. I sindacati: «Serve una politica provinciale dei redditi»
TRENTO L’inflazione si sta mangiando il potere di acquisto degli italiani: lo si sapeva e lo conferma uno studio della Cgia di Mestre. Il calcolo dell’Ufficio Studi — spiega una nota della associazione di artigiani e piccole imprese veneziane — è stato realizzato ipotizzando che i 1.152 miliardi di euro presenti nei conti correnti bancari non abbiano registrato alcuna variazione nell’arco temporale preso in considerazione. Dopo aver stimato che l’inflazione crescerà di quasi il 15% (8,1 l’anno scorso e il 6,1 quest’anno), ha calcolato la perdita di potere d’acquisto dei nostri risparmi. «L’esito emerso da questa elaborazione è “spaventoso”: praticamente ci troviamo di fronte a una patrimoniale da quasi 164 miliardi di euro che a ogni singolo nucleo familiare “costerà” mediamente 6.338 euro».
A livello territoriale, nel biennio 2022-2023 il costo più salato lo soffriranno le famiglie del Trentino Alto Adige: qui la perdita di potere di acquisto medio sarà pari a 9.471 euro, davanti a Lombardia (7.533), Emilia Romagna ( (7.261) e Veneto di (7.253). A livello provinciale il primato andrà alle famiglie residenti a Bolzano che subiranno un prelievo medio di 10.542 euro. Seguono Milano con 8.500, Trento con 8.461, Lecco con 8.201 e Treviso con 7.948.
Per i sindacati unitari la ricetta sul territorio è solo una: quella di rinnovare i contratti collettivi territoriali, i cosidetti integrativi. «Finalmente abbiamo firmato quello dell’edilizia — conferma Andrea Grosselli , segretario trentino della Cgil — poi quello del turismo e non senza difficoltà quello degli artigiani. La strada è quella, addirittura precedendo la contrattazione nazionale per i rinnovi contrattuali che spesso sono più complicati e lunghi». Alla luce della perdita di potere d’acquisto per Grosselli è ancora più paradossale che le Famiglie Cooperative abbiano disdetto l’integrativo e teme che ora possa toccare alla cooperazione sociale che è ancora più centrale (occupa 10 mila persone in Trentino) a livello territoriale. «Colpendo lavoratori che già sono svantaggiati a livello salariale, percependo un 30% in meno dei loro colleghi». Per Grosselli la Provincia di Trento non può più perdere tempo: «Bisogna indicizzare tutti i benefit del welfare (mi riferisco all’assegno unico, a quello di cura all’Icef) all’inflazione». Inoltre, secondo Grosselli, occorre che Piazza Dante faccia finalmente una seria politica industriale. «Stiamo discutendo della riforma della legge 6 (quella relativa agli incentivi alle imprese). Si sta facendo uno sforzo di semplificazione ma non si vede un disegno. Serve invece che la Provincia dia un indirizzo agli investimenti delle imprese, che siano qualificanti. Per colmare il ga che c’è ad esempio con Bolzano. Il timore invece è che anziché investire, le imprese per restare competitive sul mercato procedano a ulteriori tagli salariali. Quelli del Trentino sono già inferiori all’Alto Adige e a quelli del Nord Est.»
Oltre a certificare la perdita del potere d’acquisito, la Cgia mette in evidenza come il risparmio non sia adeguatamente premiato dalle banche. «Se 14 anni fa il tasso attivo era dello 0,75%, 2 mesi fa si è attestato allo 0,12%. In altre parole, a fronte di 10 mila euro depositati nel conto corrente, rispetto al 2009 ci troviamo con 63 euro in meno in un anno», spiega la nota di categoria. «Se le banche tornassero a riconoscere un leggero aumento dei tassi attivi sulle somme libere depositate nei conti correnti, la clientela potrebbe almeno coprire i costi fissi….Uno sforzo economico tranquillamente sostenibile, visto che… i cinque più importanti istituti nazionali – Intesa, Unicredit, BancoBpm, Monte Paschi e Bper – hanno chiuso il 2022 con utili netti pari a 12,7 miliardi, il 65% in più rispetto al 2021. Una constatazione che porta Walter Alotti della uil a denunciare il fatto che «pure il credito cooperativo trentino non ha fatto molto per sostenere il reddito delle famiglie e delle piccole imprese».
Scarica il pdf: CORRIERE inflazione ART 260223
No Comments