l’Adige – 27 novembre 2022

Povertà, assegno unico per 30.000 I disoccupati sono una minima parte. I sindacati: «Servono politiche nuove»

C’è un motivo, se in Trentino siamo sempre meno. Servono politiche diverse per la famiglia. Lo evidenziano, dopo il servizio pubblicato venerdì su l’Adige, Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil): «In Trentino negli ultimi dieci anni i dati della natalità sono andati peggiorando. Nel 2020 il tasso di fecondità, ossia il numero di figli per donna è arrivato a livello più basso da decenni con 1,36 figli per donna. Lo abbiamo detto nell’ultima audizione in commissione provinciale sul bilancio di previsione della Provincia evidenziano Non è con misure spot che si può invertire questa tendenza. Bisogna recuperare lo spirito e la visione da cui è nata l’Agenzia provinciale per la famiglia e grazie al quale, primi in Italia, abbiamo dato vita all’assegno unico, oggi copiato a livello nazionale, che ha sostituito il vecchio assegno regionale al nucleo familiare».
Non ci sono nascite, evidenziano i sindacati, ma non ci sono nemmeno abbastanza trasferimenti da altre regioni. «Per questo bisogna migliorare e potenziare gli strumenti di sostegno al reddito per le famiglie con misure strutturali e chiare, a partire dall’indicizzazione dell’assegno unico provinciale per i figli, senza ogni anno inventarsi un intervento nuovo sperimentale e diverso per condizioni e modalità. Senza indicizzazione i nuclei familiari più deboli in Trentino potrebbero perdere fino al 12% del potere d’acquisto degli assegni» spiegano Grosselli Bezzi e Alotti. Che una ricetta ce l’hanno: «Bisogna sostenere la contrattazione e la stabilità del lavoro per giovani e donne perché precarietà e bassi salari sono nemici della stabilità dei nuclei familiari e quindi anche della propensione a fare figli. Bisogna lavorare per una migliore capacità attrattiva anche di cittadini stranieri, aumentando la capacità di integrazione di questi nuovi trentini. Bisogna agire sull’assegno unico incentivando il lavoro femminile. Bisogna agire per migliorare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro mettendo al centro le famiglie, potenziando i servizi sul territorio e rendendo vincolante per esempio l’introduzione del Family Audit in tutte le imprese che ricevono contributi provinciali. Bisogna infine aumentare i posti negli asili nido e in generale qualificare il sistema educativo a favore della prima infanzia, a partire dal cosiddetto “Percorso nascite”, passando poi alla fascia 0-6 e fino alla conclusione del ciclo di istruzione primaria, periodo cruciale per colmare i possibili effetti delle disuguaglianze sociali ed economiche tra i nuclei familiari sul territorio così da dare opportunità uguali per tutti. Su questo fronte sarebbe cruciale costruire percorsi formativi a livello universitario all’interno dell’Ateneo trentino».

Scarica il pdf: ADIGE welfare ART 271122