02 ottobre 2020 – Trentino
Premio Covid, i sindacati: «Briciole»
Sanità. Per gli 8mila lavoratori che non hanno operato in prima linea la Provincia ha previsto un bonus di 450 euro lordi in media
I sindacati: «Troppo poco, anche loro si sono impegnati al massimo per evitare che il contagio entrasse nei reparti e nelle Rsa in cui operavano»
TRENTO. «Abbiamo fatto conti. Ai lavoratori delle Rsa e dell’Azienda sanitaria daranno in media un bonus 450 euro lordi. Veramente troppo poco. Sono lavoratori che hanno operato in prima linea anche loro, anche se i reparti in cui erano impiegati non avevano pazienti con il Covid. Però ora gli riconoscono una miseria». Marcella Tomasi della Uil Funzione pubblica riassume così l’esito dell’incontro di ieri con i vertici dell’assessorato alla sanità e alle politiche sociali per discutere della seconda tranche del bonus Covid. Già la prima, destinata al personale in prima linea, aveva suscitato notevoli polemiche per l’ammontare considerato esiguo. Ora arriva la seconda tranche per chi ha lavorato in reparti non direttamente in prima linea, sia nelle Rsa che negi ospedali, e partono di nuovo le polemiche. La Provincia ha stanziato per i premi Covid 15 milioni in tutto, di questi 7,3 milioni erano già erogati nella prima fase. In questa seconda fase rimangono 7,7 milioni di euro da ripartire fra circa 5 mila dipendenti dell’APSS, 3300 delle Rsa e dei privati accreditati. Marcella Tomasi spiega: «Per le sole Apsp sono stanziati 2,4 milioni. La Provincia ha già stimato una forbice per il calcolo, compresa tra una cifra minima pari a 200 euro ed una massima di 700 euro (elevabile in casi specifici sino a 1200 euro). Avevamo ritenuto la prima erogazione di risorse iniqua nei confronti del personale e irrispettosa delle Organizzazioni sindacali perché attribuita senza un confronto. Questa delibera destinerà un riconoscimento di 450 euro medi “una tantum” per tutti gli operatori delle APSP che hanno scongiurato l’arrivo del Covi-19 all’interno delle strutture. Poca cosa in confronto al grande lavoro fatto durante 3 mesi d’emergenza». Dura anche la Cgil Funzione pubblica:«Arrivare ora, con risorse che riteniamo insufficienti per il giusto riconoscimento del lavoro della vasta platea degli esclusi del primo turno, e dire al sindacato di “contrattare” minimi e massimi creando conflitti tra i lavoratori, ci pare un’operazione opportunistica, piuttosto che rispettosa delle prerogative sindacali. In ogni caso, rimaniamo in attesa di conoscere nel dettaglio l’ipotesi illustrata, considerando comunque insufficienti le risorse residue disponibili alla contrattazione». Anche la Cisl con Beppe Pallanch attacca: «Pronti a sederci per cercare un accordo ma la Provincia accetti un confronto serio e approfondito con risorse adeguate. Ci aspettiamo maggior coraggio dalla Giunta. Il primo provvedimento è stato assolutamente esiguo e parziale: una misura che ha solo creato malumore negli operatori impegnati per mesi in prima linea. Si devono considerare i lavoratori dell’Apss, dell’Apsp e anche della sanità privata e il terzo settore socio assistenziale. Ma sono tanti gli argomenti ancora aperti sul tavolo. Le parti sociali chiedono adeguate assunzioni di personale per garantire il benessere organizzativo; rifinanziare e rinnovare il contratto di settore 2019/2021. Ed è necessario allargare la platea dei beneficiari del bonus Covid-19. I premi Covid sono stati parziali e c’è stata una totale insensibilità verso gli orari ai quali sono sottoposti i lavoratori».
Scarica il pdf: premio covid ART 021020
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