PrestO. Il ridimensionamento dei nuovi voucher trascina un forte incremento nel 2017 dei contratti a tempo determinato, della somministrazione di lavoro (+20,4%) e, in particolare, dei contratti a chiamata (+124,7%). Certamente, però, una parte dei “vecchi voucher” è tornata nel sommerso.
Analizzando i dati nazionali INPS sul PrestO (il nuovo istituto contrattuale che sostituisce i “voucher”) a tre mesi dalla sua attivazione avvenuta nel luglio scorso, emerge che a livello nazionale, per ora, sono stati coinvolti circa 17 mila lavoratori, 8 mila famiglie e 24 mila imprese per un valore di circa 12 milioni di euro versati. Il monitoraggio dell’Inps uscito a metà ottobre rileva 49 mila utenti registrati tra le due forme del PrestO, cioè quella del ‘Libretto famiglia’ (la tipologia di contratto occasionale riservata alle famiglie e alle persone fisiche non nell’esercizio di attività di impresa) e quella del ‘contratto di presentazione occasionale’ (una tipologia contrattuale previste per le aziende, associazioni, fondazioni e altri enti, basata su una retribuzione minima giornaliera di 36 euro per un massimo di quattro ore di prestazione). Considerando il rapporto medio tra il valore di 10 euro per ora di lavoro, si parla di circa 1,2 milioni di ore per 3 mesi. La proiezione annua si attesta intorno ai 5 milioni di ore, pari a quelle registrate dai vecchi voucher nel 2016 nella sola Regione Trentino Alto Adige (2 milioni a Trento e 3,8 a Bolzano). Si tratta, evidentemente, di numeri che impallidiscono di fronte agli oltre 36 milioni di buoni venduti nei mesi di luglio, agosto e settembre 2016, anno in cui si è raggiunto complessivamente un totale di oltre 360 milioni di euro annui e una stima di circa 400 mila lavoratori coinvolti. Anche se è un po’ presto per fare una valutazione – e senza dimenticare che fino al 31 dicembre prossimo restano validi anche i vecchi tagliandi – si può predire che i PrestO rappresenteranno circa il 4% del valore raggiunto dai voucher a livello nazionale nel 2016.
Si capisce, quindi, che le imprese al momento preferiscono stipulare altre tipologie contrattuali certo più costose, ma magari anche meno complesse o per certi aspetti meno “vincolanti” del nuovo “PrestO”. Questo prevede, infatti, nel caso del contratto di prestazione occasionale, la comunicazione da parte del datore di lavoro (attraverso la piattaforma telematica e almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione) dei dati necessari per consentire all’Inps il pagamento del compenso al lavoratore nonché l’accredito dei contributi previdenziali sulla sua posizione pensionistica. L’Inps liquiderà poi il giorno 15 del mese successivo allo svolgimento della prestazione. Per le prestazioni svolte attraverso il ‘Libretto famiglia’ la comunicazione può essere invece effettuata dopo la prestazione, purché entro il terzo giorno del mese successivo al suo svolgimento. Infine, prima di avviare la prestazione, i datori di lavoro devono versare la provvista finanziaria necessaria per il pagamento del compenso al lavoratore e la regolarizzazione della sua posizione previdenziale attraverso l’utilizzo del modello F24 Elide.
Esaminata dalla parte dei lavoratori, questa nuova tipologia di voucher non è comunque più una mera modalità di pagamento di una prestazione lavorativa, ma improprio un nuovo istituto contrattuale che prevede, oltre alle Assicurazioni obbligatorie INAIL e INPS, tutta una serie di diritti prima non previsti, come il riposo giornaliero, settimanale, le pause, formazione e garanzie circa la salute e la sicurezza.
Si tratta, in sostanza, di uno strumento più completo ma, come si è detto, è evidente la forte riduzione del ricorso al nuovo istituto da parte degli utilizzatori, limitati dalle restrizioni delle attività d’impiego, dai limiti quantitativi e dalla previsione di un sistema sanzionatorio prima assente. Si spiega così l’impennata, fino a tutto luglio 2017, della stipula dei contratti a tempo determinato, occasionali e stagionali, di quelli di somministrazione (+20,4%) ed, eclatante, dei contratti a chiamata (+124,7%). Contratti che dovranno essere probabilmente aggiornati e integrati alla luce di questo più esteso utilizzo da parte delle aziende. Purtroppo rimane però anche la certezza che una parte dei “vecchi voucher” sia tornata nel limbo del sommerso, del lavoro nero. Non serve dire che questo pregiudica la sicurezza del lavoro, del patrimonio contributivo individuale e collettivo previdenziale ledendo oltretutto il principio stesso di legalità della società civile.
Walter Alotti Segretario generale Uil Trentino
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