Il T – 19 maggio 2024

«Privatizzazione di Poste spa, a rischio gli uffici nelle valli»

Ieri il presidio dei sindacati uniti. Bezzi (Cisl): «La Provincia sostenga il servizio» Daniele Cassaghi Trento Sono circa una trentina gli iscritti ai sindacati che ieri si sono radunati davanti al Commissariato del Governo di Trento, per protestare contro la cessione del 29,3% di Poste Italiane da parte del Mef. Una delle tante privatizzazioni annunciate dal governo Meloni che intende così ottenere liquidità per i conti pubblici, in questo caso circa 4,4 miliardi di euro. Al termine del 2023, Poste italiane aveva pagato una maxi-cedola di 1 miliardo.
Il presidio di Trento segue quello degli altri capoluoghi di provincia italiani, inclusa Bolzano. «La nostra preoccupazione è di rimanere sotto la quota del 50% — spiega il segretario della Rsu Cisl Giovanni Tascino— Poste ha un bilancio positivo, non si capisce come mai il governo voglia cedere i gioielli di famiglia. Il piano industriale presentato non può prevedere che su cinque persone che escono, ne sostituiscono solo due. Qui sul territorio abbiamo una carenza di personale molto forte, che va dagli uffici postali alla digitalizzazione, Postepay e contact centre, recapito e sportelleria».
In Trentino ci sono circa 800 dipendenti su 190 sportelli, la metà dei quali ha però un solo addetto. E da qui nascono i timori: «Il nostro territorio è prevalentemente montano, con tanti uffici “monoperatore” — riflette Jacopo Spezia della Slc Cigl — Il rischio di un fondo estero che entra in azienda è di vedere questi uffici chiudere. Le fasce più fragili dovrebbero andare nei centri maggiori per avere gli stessi servizi. Abbiamo avuto un incontro con Fugatti, che però ci ha “rispedito al mittente”». «Portiamo avanti il nostro categorico “no” alla cessione delle quote — aggiunge Concetta Inga di Uilposte — Quei quattro miliardi sarebbero solo un’iniezione momentanea rispetto al debito pubblico italiano. E lo Stato passerà dopo la cessione da azionista maggioritario a minoritario, al 30%: non avrebbe più capitolo nelle decisioni. Dove andrà poi il personale degli uffici chiusi?» .
Il segretario generale Michele Bezzi della Cisl guarda alla Provincia: «Sappiamo cosa le privatizzazioni comportano: guardano più all’utile che al bene pubblico. È necessario un intervento da parte della Provincia per mantenere questi servizi. Si può svolgere un ruolo di Autonomia, non solo mettendoci delle risorse, ma anche idee». E l’ultimo affondo è del segretaro Uil Walter Alotti, che commenta le notizie recenti. «La Provincia è troppo concentrata sugli interessi degli albergatori e del turismo, anziché sui servizi pubblici per residenti e turisti».

 

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