Corriere del Trentino – 02 gennaio 2024

Programma, l’auspicio dei confederali: «Dopo le parole i fatti, prioritari i contratti»

TRENTO Le ha messe in fila nel suo discorso programmatico, il presidente Fugatti. Le questioni più urgenti sono salari, casa e sanità. E ha sottolineato che la Provincia deve «svolgere un’azione di concertazione» in vista di un nuovo patto territoriale. Ora i sindacati auspicano che «si passi dalle parole ai fatti».
«C’è una priorità — fa il punto Andrea Grosselli, segretario provinciale della Cgil — In Trentino ci sono 120 mila lavoratori in attesa di un rinnovo contrattuale. Nel triennio 2021-2023 l’inflazione si attesterà intorno al 17%, che significherà tagliare di fatto due mensilità ai lavoratori, mettendo migliaia di famiglie a rischio povertà». Con il pericolo collaterale di porre un freno all’economia locale: «La propensione al risparmio cala per far fronte alle esigenze materiali più immediate — prosegue Grosselli — ma insieme cala anche la propensione ai consumi». La seconda emergenza, a detta del segretario, è quella dei giovani che, «nonostante le difficoltà, oggi vivono in un mondo di grandi opportunità»: «Che però non è il mondo trentino, ma quello europeo — puntualizza — Oggi la disoccupazione in alcuni Paesi ha raggiunto il livello più basso degli ultimi trent’anni, mentre a livello locale vince ancora la precarietà. Qui per un laureato è normale avere come prima offerta di lavoro, dopo anni di studio, uno stage. Insomma, i giovani non hanno sicurezze, però poi si chiede loro di risolvere l’inverno demografico. Quando si parla dell’invecchiamento della popolazione si dovrebbe spostare l’attenzione sulle condizioni dei giovani».
A questo si aggiungerebbe il problema delle imprese, «che non stanno investendo». Grosselli tiene sotto gli occhi gli ultimi dati della Camera di commercio: nel 2019 gli investimenti delle aziende si erano contratti del 15% rispetto all’anno precedente, con una «piccola inversione di tendenza» nel 2021 (+3,6%). Ma nel 2022, «che è stato un anno di boom economico, con il Pil trentino cresciuto del 4,4%», gli investimenti sono saliti solo dello 0,5%. «Le imprese devono tornare assolutamente a investire e la Provincia deve fare la propria parte, rendendo più selettive le misure di sostegno». Ribadisce il concetto Walter Alotti, segretario generale della Uil del Trentino: «La Provincia spinga le aziende non con incentivi a pioggia, ma sostenendo le imprese che fanno effettivamente innovazione e che aggiornano i contratti. Negli ultimi anni con la giunta c’è stato solo un dialogo formale e sono state ascoltate le esigenze delle imprese molto più di quelle dei lavoratori».
Centrale anche la questione della casa: «Serve rimettere in circolazione gli alloggi di risulta — spiega — e trovare il modo di assegnarli alle tante famiglie in graduatoria». Eppure, precisa Alotti, tra le «tante case sfitte» una grande parte appartiene a privati: «Occorre incentivare i privati ad affittare, pensando anche di penalizzare fiscalmente i grandi proprietari che non affittano». Poi la questione energetica: «Le aziende e le famiglie pagano costi troppo alti, per di più se si considera che l’energia viene prodotta in loco. La Provincia ha i mezzi e le norme per avere società energetiche che pensino allo sviluppo del territorio».
Il segretario però ricorda anche l’«urgenza scuola». La vicepresidente Gerosa, titolare anche dell’Istruzione, su queste colonne ha aperto a un confronto con le sigle per «pacificare il mondo della scuola»: «Le aperture sono apprezzabili, ma adesso vorremo che si concretizzassero — chiosa — Si proceda con le assunzioni, visto che il precariato nelle scuole di tutti i gradi è ormai diventato storico».
Michele Bezzi, segretario provinciale della Cisl, focalizza invece l’attenzione sulla sanità: «È necessario adeguare il nostro sistema sanitario al mondo che sta cambiando. Siamo in una fase di passaggio epocale, che va affrontata a partire da un investimento più concreto sui ragazzi. È importante lavorare con l’obiettivo di rendere il sistema più attrattivo e a misura di giovane. E non sono soltanto i soldi a farlo, ma soprattutto i servizi». Eppure la via d’uscita, secondo Bezzi, «non può essere il privato»: «Il privato può dare una mano attraverso le convenzioni, ma la sanità deve avere una regia pubblica, per evitare l’esasperazione per cui si cura solo chi ha i soldi».
Sul fronte delle politiche del welfare, invece, «occorre adeguare i parametri Icef all’inflazione — prosegue il rappresentante della sigla — per permettere di mantenere gli assegni di sostegno provinciali a chi oggi ne ha diritto». Fermo restando che «i grandi temi sono tutti collegati e, se vengono affrontati singolarmente, si perde di vista l’obiettivo»: «Non ci sono bacchette magiche — tira le somme Bezzi — ma non ci si può nemmeno affidare a politiche a spot. Per impostare un lavoro sul lungo periodo dobbiamo chiederci innanzitutto che tipo di Trentino vogliamo».

 

 

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