11 dicembre 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Provincia, appello dei sindacati«Addetti precari del turismo, ora si sblocchino 13 milioni»

TRENTO «Ci sono 13 milioni già stanziati per gli stagionali senza lavoro, ma sono bloccati. Vengano liberati e impiegati al più presto» è la richiesta urgente portata avanti da Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil (ieri il governatore Maurizio Fugatti ha ascoltato le richieste dei sindacati sul bilancio). Mentre le parti datoriali chiedono date certe, aiuti al credito e progettualità per il futuro. «Cosa chiederei alla Provincia? Fare il possibile per ottenere dal governo una data certa per iniziare la stagione» afferma Gianni Battaiola, presidente degli albergatori trentini. Mentre pensa più in grande Fausto Manzana, vertice di Confindustria provinciale: «Se fossi governatore, posto che non ne invidio il difficilissimo compito, aprirei subito un tavolo per cominciare a progettare il Trentino post-Covid. Il ritorno totale al pre- pandemia sarà impossibile, occorre trovare soluzioni diverse».
«La legge provinciale 3 per le misure di sostegno all’emergenza Covid ha già previso 13 milioni, da far arrivare ai cittadini tramite l’assegno unico provinciale — sostiene Grosselli — ma devono essere cambiate le procedure, altrimenti non potranno essere usati in modo efficace. Aiutare gli stagionali senza lavoro è prioritario, sono numeri importanti: negli anni precedenti c’erano 15mila assunzioni da dicembre a marzo. E andranno aiutati anche nei prossimi mesi con misure di sostegno al reddito». «Non è una richiesta che pensa solo ai lavoratori — precisa il segretario — ma va anche incontro alle aziende. Terrebbe i lavoratori legati al territorio, invece che costringerli a cercare assunzioni altrove e finire, per assurdo, ad avere problemi di manodopera in Trentino quando si ripartirà. Non è un rischio da poco, dato che un terzo degli stagionali attivi nella provincia è straniero». L’altra priorità per il leader della Cgil è quella sanitaria: «Usiamo questo mese per chiudere l’emergenza ospedaliera. Le strutture sono ancora troppo piene, non possiamo pensare di aggiungere il carico extra-Covid che porterebbero i turisti. Bisogna arrivare al 7 gennaio con una situazione tale da poter ripartire in tranquillità, è quello che vogliamo tutti. Purtroppo in Trentino, insieme al Veneto, la curva dei contagi non accenna a calare radicalmente».
Sulla ripartenza dopo l’Epifania però non c’è troppo ottimismo. «Punto primo, non c’è ancora nessuna data messa per iscritto — afferma Battaiola — e sarebbe invece fondamentale per cominciare a immaginare la stagione. Che comunque sarà azzoppata: una fabbrica di bulloni può accumulare scorte e rivenderle più in là, una camera d’albergo invece ha una scadenza di 24 ore. Se non la vendo oggi, non possono venderla al doppio il giorno dopo, ormai è persa. Quindi il danno di dicembre non sarà recuperato. Verrà perso almeno un terzo del fatturato. Inoltre nel periodo natalizio si recupera liquidità per spese e fornitori. Gli effetti sono a cascata per tutto il territorio, il turismo con l’indotto vale il 20% del Pil, di più durante la stagione. Poi magari i dipendenti riusciremo ad assumerli tutti lo stesso da gennaio, ma anche loro avranno perso un mese di lavoro. Spero che le istituzioni provinciali possano garantire ristori, linee di credito agevolate e mutui garantiti dal pubblico, è fondamentale per ristabilirsi davvero. E comunque ci vorrà tempo: per recuperare dalla crisi del 2008 ci abbiamo messo 10 anni, quanti ce ne vorranno per questa è impossibile saperlo».
Alcuni però più che a un semplice recupero puntano a una trasformazione. Tra questi Manzana: «Prima del Covid c’erano tutta una serie di criticità da affrontare, in tutti i settori, più il tema del green. La pandemia costringe ad accelerare processi già in atto. Dobbiamo entrare nell’ottica che moltissime imprese dovranno ristrutturarsi nel profondo. Non si può evitare, soltanto gestire, dovendo fare anche scelte difficili. Prendiamo il blocco dei licenziamenti: le tutele sono necessarie, ma sta anche ritardando, senza evitarla, la ristrutturazione di molte imprese. Saranno costrette a farla tutte assieme quando il blocco sarà tolto. Bisognerà poi cogliere tendenze nuove. L’ospitalità, per esempio: a livello internazionale si parla già da tempo di un nuovo tipo di turismo montano. Più interessato all’autenticità, ai silenzi, alla natura. Un cliente che mescola lavoro e vacanza, che lavora in smart working in albergo e poi quando stacca passeggia nei boschi. Questo fa uscire dal concetto di stagionalità per un’ospitalità lungo tutto il corso dell’anno e aperta anche a territori oggi ai margini dei grandi flussi turistici. Ma servono investimenti, per esempio portare la connessione a fibra nelle valli, e tempi lunghi. Questo e altri cambiamenti non vanno subiti, vanno governati».

 

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