13 marzo 2020 – Trentino
Provincia e Comuni: i dipendenti «in ferie forzate»
TRENTO. Ferie obbligatorie per i dipendenti di servizi ritenuti non indispensabili di Provincia e Comuni. Le ulteriori misure per contrastare la diffusione del Coronavirus entrano in vigore oggi e dureranno fino a tutto il 20 marzo, «salvo diversa disposizione».
Rimarranno in servizio in Provincia invece gli “indispensabili”: tutti i dirigenti generali, i dirigenti sostituti, i direttori e i direttori sostituti, responsabili di strutture e i dipendenti che svolgono attività ritenute indispensabili. I “non indispensabili” invece verranno gestiti con giornate di sospensione del lavoro «coperte utilizzando prioritariamente le ferie degli anni precedenti (scelta obbligata), poi le ore di recupero e/o le ferie anno in corso e congedi parentali».
I dirigenti e i dirigenti sostituti devono essere comunque presenti nelle rispettive sedi di servizio salvo limitate eccezioni di lavoro mobile assentite dai superiori. I direttori devono essere presenti «solo se specificatamente individuati». Chi lavorerà dovrà comunque garantire «la minor presenza contemporanea dei dipendenti negli uffici».
Smart working e telelavoro
Se l’attività è lavorabile in remoto, precisa la Provincia, vanno potenziate le attuali forme di «telelavoro domiciliare, lavoro agile e lavoro mobile», mentre chi ha già un incarico di lavoro a distanza potrà richiedere, previo accordo con il rispettivo dirigente, la deroga al limite dei giorni/settimana (telelavoro domiciliare) e al limite di ore mensili (lavoro agile e lavoro mobile). Chi non fruisce del lavoro a distanza ma dispone di un computer portatile dell’amministrazione, può richiedere il “lavoro agile” (“smart working”) a prescindere dalla categoria o dal livello di inquadramento, regime orario, tipologia di rapporto di lavoro (ruolo/non di ruolo), anche in deroga all’attuale limite massimo di 30 ore mensili. Direttori e dirigenti potranno chiedere di prestare attività lavorativa con la modalità lavoro mobile «a prescindere dalla tipologia di rapporto d lavoro (di ruolo o a tempo determinato) anche in deroga al limite di 36 ore mensili».
L’Azienda sanitaria
L’Azienda sanitaria invece non pone i dipendenti “non indispensabili” (ad esempio molti amministrativi )in ferie forzate, ma li “invita” con una lettera ad utilizzare il proprio monte ferie in questo periodo.
Il sindacato: scelte unilaterali
La reazione del sindacato non si è fatta attendere: «Per la seconda volta in tre giorni la Provincia, Comuni, Comunità di Valle e altre amministrazioni emanano misure che interessano i dipendenti senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, preannunciando ferie d’ufficio e l’individuazione dei servizi indifferibili da assicurare in continuità» scrivono in un duro comunicato i confederati Cgil, Cisl e Uil. «Abbiamo già denunciato nei giorni scorsi e lo possiamo certificare oggi: senza un confronto con i sindacati. i provvedimenti non condivisi – anche e soprattutto in un momento così difficile – determinano incertezza e rabbia tra i lavoratori, come sta accadendo in queste ore». Pur riconoscendo che «non è il momento di fare polemiche», i sindacati stigmatizzano «scelte unilaterali calate dall’alto che passano dall’inerzia totale a modalità spicce ed arroganti che non consentono di articolare un minimo di scelta e differenziazione delle modalità di gestione delle assenze, come in questo caso, e su tutti gli altri temi che s’intendono regolare». Cgil, Cisl e Uil insistono dunque per ottenere «un incontro urgente sulle questioni organizzative e sanitarie, anche rispetto alla scarsità di dispositivi di protezione individuale, che sta determinando l’impossibilità di assicurare i servizi in sicurezza». Anche la Fenalt si spende, attraverso il suo portavoce Maurizio Valentinotti evidenziando come «la carenza di risposte arrivate tardive e parziali ha contribuito a rendere critica la situazione soprattutto per chi sta al fronte, dimostrando l’inadeguatezza della nostra classe politica e della nostra classe dirigente». La situazione, scrive Valentinotti, è difficile. «In prima linea in Apss e nelle Apsp ecc, sentiamo colleghi che lavorano con coraggio e a ritmi frenetici», e segnala «carenze organizzative e logistiche che preoccupano molto sia per la sicurezza degli operatori e delle loro famiglie e sia per le conseguenze sulla criticità della situazione generale». La Fenalt chiede a sua volta un tavolo sindacale. Tardivo e pasticciato, secondo il sindacato, l’operato di Fugatti, che in principio ha rigettato le richieste di chiusura ma poi si è dovuto adeguare al decreto del premier Conte. Ieri «finalmente si è arrivati al “fuori tutti” senza troppe carte e procedure vischiose -scrive Valentonotti -. Ci sono ancora tante sbavature, ma sembra si sia capito il da farsi. Ora vedremo se si attiva un tavolo sindacale sul tema. Su questa linea si dovrebbero muovere i comuni. L’imperativo è “stiamo a casa” e davvero pensiamo a chi non può farlo e che darebbe non so cosa per poter essere tra i fortunati che possono». Quanto al dibattito sulle assenze retribuite, per la Fenalt è un «argomento importantissimo» ma che va lasciato «ad una fase che apriremo subito, in cui faremo il nostro lavoro che ci auguriamo parta con un tavolo permanente e snello. Sono in arrivo -conclude il sindacalista della Fenalt -direttive del governo che dovrebbero tutelarci».
Scarica il pdf: Provincia e Comuni ART 130320
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