l’Adige, Corriere del Trentino, Il T – 25 giugno 2024

Pubblico impiego, c’è il contratto. Cisl e Uil sottoscrivono il protocollo: «Importante aver anticipato il triennio a venire in un contesto economico sfavorevole, questo compensa»

 

Trento Un confronto serrato quello di ieri a Piazza Dante per il rinnovo del contratto del pubblico impiego 25/27 e la chiusura del 22/24. Una misura che interessa 38 mila dipendenti pubblici e per cui vengono mossi 450 milioni in totale. Da una parte, i rappresentanti delle sigle sindacali. Dall’altra, i vertici della Provincia, tra cui il dirigente del personale Luca Comper e lo stesso presidente Maurizio Fugatti. La fumata bianca è solo parziale. Perché, se Cisl Uil, Nursing up e Fenalt hanno firmato l’accordo, la Cgil si è tirata fuori.

Il primo a essere soddisfatto è Fugatti: «Un’assunzione di responsabilità verso i dipendenti della Provincia», dice. Esulta anche Giuseppe Pallanch, il segretario della Cisl Fp: «Abbiamo completato con soddisfazione il protocollo 18 luglio 2023 e messo le basi per il contratto 2025/2027 e un tabellare importante. Bene che ci sia un modello nuovo per un rinnovo salariale concordato». In concreto viene previsto un ristoro economico per il triennio 2022/2024 — per recuperare in parte l’inflazione — e per cui sono stati predisposti 117 milioni di euro. Questo con l’aggiunta di un 1% una tantum per gli anni 2022/2023 e un 1% strutturale dal primo gennaio di quest’anno. In secondo luogo, l’anticipo sul contratto pubblico 2025-2027 prevede un incremento del 2% progressivo ogni anno, che potrà essere aumentato ulteriormente in base all’Ipca. Segue il potenziamento dei contributi per la pensione complementare Laborfonds, che porterà al 3% la quota a carico della Provincia.

Per il comparto delle Autonomie locali sono previste risorse aggiuntive: 3 milioni di euro per le Apsp e 1,5 per i Comuni, con l’impegno ad aumentarle nelle prossime manovre finanziarie. Per la Sanità le risorse aggiuntive sono pari a 5,8 milioni di euro: 800 mila euro con decorrenza al primo gennaio di quest’anno e i restanti 5 milioni a partire dall’anno prossimo. Si tratta di cifre destinate alla riscrittura dell’ordinamento professionale, all’avvio di un’equiparazione con il personale delle autonome locali e alla valorizzazione delle risorse umane nel settore sanitario. Per la scuola, le novità prevedono ancora un aumento dei contributi a Laborfonds a carico della Provincia, la chiusura in tempi rapidi del contratto 22/24 per i docenti della scuola a carattere statale (a cui spettano gli aumenti già assegnati a tutti gli altri lavoratori provinciali) e l’impegno a modificare l’articolo 26 sulle attività di non insegnamento.

Se i rappresentanti di Cisl, Uil e Nursing Up esultano, non si può dire lo stesso in casa Cgil. Il segretario generale Andrea Grosselli, insieme a Cinzia Mazzacca (Flp Cgil) e Luigi Diaspro (Fp Cgil) si sono smarcati. «Non intendiamo avallare quella che a nostro avviso è una presa in giro — scrivono in una nota — Il presidente Fugatti ancora una volta non mantiene la parola data e si rimangia la promessa (che, ora possiamo dire, era la classica promessa elettorale) di operare per il recupero del reale potere d’acquisto delle buste paga dei lavoratori pubblici trentini». La Cgil parla nei fatti di «specchietto per le allodole» per riferirsi al contratto e di «altra verità». Cioè quella per cui «le risorse per il triennio 2022/2024 sono del tutto insufficienti al recupero dell’inflazione, che nel periodo ha falcidiato salari e pensioni, e ridotto ulteriormente il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici». Tradotto: l’accordo raggiunto per il 25/27 tutto sommato soddisfa la Cgil, ma è mancata la volontà di sistemare le cose con il contratto 22/24. «È sul triennio precedente che i conti non quadrano — continuano — riteniamo ancora del tutto insufficiente lo stanziamento strutturale di un 1% aggiuntivo rispetto al 6,83% e di una ulteriore limitata una tantum». E conclude la nota, il rinnovo contrattuale si fermerebbe «al di sotto dell’8% a fronte del 16% di inflazione. Andrebbe anche precisato che gli ulteriori 117 milioni annunciati da Piazza Dante per l’assestamento altro sono che gli arretrati a copertura del 2022 e 2023».

Anche Maurizio Valentinotti della Fenalt sembra avere l’amaro in bocca per il mancato recupero totale dell’inflazione. Ma la decisione è stata di firmare: «Non è una risposta che ci soddisfa. Ma non vediamo la possibilità di andare oltre perché non c’è una compattezza sindacale».

Scarica il pdf: CORRIERE, IL T Pubblico 250624