Trentino – 15 febbraio 2023

Quota 103, la pensione è un sogno

TRENTO. Gli addetti ai Caaf pensionistici del Trentino allargano le braccia: a chi si presenta perché ha i requisiti per la famosa «Quota 103» e potrebbe andare in pensione anticipata (pur rimettendoci dei bei soldi) non possono far altro che rispondere: «Al momento, non si può».
Peccato, perché in tanti avevano salutato la conferma della Quota 100 (nel frattempo, passata a 102 e adesso a 103, inserita nella legge di Bilancio) e avevano sperato di farcela, e sono ora in alto mare.
«Manca la circolare attuativa, che va concordata con il Ministero. Il prodotto non è ancora stato rilasciato, ed è sottoposto a verifica» ci spiegano i dirigenti della sede Inps di Trento.
In pratica? In pratica nei patronati hanno pacchi di fascicoli fermi: «Eh sì, diciamo che i pensionandi sono in trepida attesa» ci dice il responsabile del Caaf Acli di Trento, Salvatore Casella. «Ma non possiamo fare niente: nel sito dell’Inps non c’è il programma».
Cioé ci sono centinaia di trentini che avrebbero i requisiti, e potrebbero essere in pensione, ma non lo possono fare. «Non è solo un problema di autorizzazione – spiega Casella — ma anche di erogazione».
Chi va in pensione con la Quota 103, infatti, fino al momento dell’età pensionabile (67 anni, o 42 e mezzo di contributi) potrebbe percepire al massimo una cifra di 5 volte la «minima». Ovvero, al massimo, 2.818 euro lordi al mese.
Con tredicesima o senza?
«Questo, appunto, non lo sappiamo ancora finché non vedremo la circolare. Se è come per Quota 100 o 102, c’è anche la tredicesima. Invece per l’Ape sociale sono 12 mensilità» conclude Casella.
Le questioni irrisolte, a un mese e mezzo dall’approvazione della norma in Parlamento, sono però tante. Sì, perché il Governo Meloni ha introdotto una novità succulenta: un incentivo a chi rimane. Cioè, rinunciando ad andare in anticipo con la Quota 103, il lavoratore non paga più la sua parte di contributi Inps fino ai 67 anni di età, e questi gli vengono versati in busta paga. Chi ha i requisiti per Quota 103 e rimane al lavoro, dovrebbe prendere – grazie ai mancati versamenti Inps – il 9,8% per cento in più del suo salario. Ma per il mese e mezzo che è già passato per il ritardo di Inps e Ministero? «Potrebbe aprirsi un contenzioso».
Conferma tutto Paola Urmacher, responsabile del Caaf Ital-Uil di Trento. «Un disastro. L’Inps dovrebbe emanare la circolare sulla base della procedura indicata dal Ministero. Ma qui non vediamo né l’una né l’altra». E pensare che per legge, il decreto interministeriale dovrebbe essere emanato entro 10 giorni dall’approvazione.
«Va detto che la Quota 103 è poco appetibile. Chi va in pensione con questo meccanismo, comunque ci rimette un sacco, fino al compimento dei 67 anni di età. Ma siccome un requisito è avere 41 anni di contributi versati, al lavoratore conviene aspettare un anno, ed andare con la Anticipata Fornero, a 42» dice Urmacher.
Resta il fatto che – in questo momento – non si possono inviare domande di pensionamento. Aspettando la circolare.
Con un problema: molti lavoratori dipendenti, per andare in pensione, devono dare il preavviso al datore di lavoro. «Nel caso dei dipendenti pubblici di tre mesi. Nel caso del personale della scuola, il preavviso è fino a sei mesi, e la “finestra” di uscita è una sola all’anno. Ma se la finestra è il prossimo aprile, il preavviso andava dato nel 2022. E nessuno si è fidato a farlo, perché non si sapeva quale sarebbe stata la norma» dice Casella delle Acli.
Mentre la sede Inps ci dice che «Una finestra di uscita ci sarà dall’1 agosto (per i privati)», per i Caaf invece si «salta». Sperando che nel frattempo la circolare arrivi. Tanti casi? «Moltissimi» chiosa Urmacher. Aspettando Godot.

 

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