Trentino – 01 dicembre 2022

«Ragazzi, pensate alla pensione»

TRENTO. I giovani sui trent’anni dovrebbero già “mettere al sicuro” il futuro con un fondo pensione per evitare di rimanere con pochi spiccioli una volta raggiunta l’età adeguata in cui si chiude la porta del lavoro.
A causa del cambiamento demografico, dell’aumento dell’aspettativa di vita e delle mutate condizioni economiche, infatti, cresce anche l’importanza di disporre di una sufficiente sicurezza economica per la vecchiaia. Il rischio, altrimenti, è quello di ridursi con minime che toccano i 500 euro.
Negli anni, misure a sostegno della previdenza per la vecchiaia sono state prese sia a livello nazionale, che a livello regionale.
In Italia, la riforma delle Pensioni fu attuta nel 1995, prevedendo un sistema pensionistico di tipo contributivo che ha come conseguenza il fatto che le pensioni future avranno importi inferiori rispetto al passato, soprattutto per i giovani.
Nella nostra Regione la previdenza sociale sul territorio è affidata dal ’97 a Penslan Centrum, società pubblica partecipata al 98% dalla Regione e al 2% dalle Province Autonome di Trento e Bolzano che ha l’obiettivo istituzionale di promuovere e sviluppare un sistema di risparmio previdenziale al fine di tutelare possibili situazioni di fragilità economica futura dei cittadini. Si tratta di un ente a partecipazione regionale che ha come scopo la diffusione di previdenza territoriale a servizio degli altri fondi e a servizio dei cittadini. I fondi pensione si dividono in due comparti: quello negoziale comprende i lavoratori dipendenti e si chiama Laborfonds, mentre i fondi territoriali aperti sono destinati a tutti, ma soprattutto a liberi professionisti e in questo caso i più sfruttati sono Plurifond e Reiffeisen.
Secondo una recente indagine sulla previdenza per la vecchiaia in Regione (luglio 2022), redatto da IRE Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano su incarico di Pensplan Centrum S.p.a. la previdenza è una delle maggiori sfide sociali attuali.
Due terzi di tutti gli intervistati in Alto Adige hanno già riflettuto sulla propria sicurezza finanziaria in età avanzata, percentuale nettamente superiore a quella del Trentino, che si attesta solo a circa un terzo.
Ai trentini non importa quindi? No, ma i trentini pensano alla previdenza sociale dopo rispetto agli altoatesini.
Secondo il report, infatti, mentre nella fascia d’età 20-29 anni il pensiero della sicurezza finanziaria in vecchiaia è raro sia in Alto Adige che in Trentino, dai 30 ai 39 anni, invece, in Alto Adige diventa priorità per quasi l’80%, contro il 20% dei trentini.
Nella nostra provincia il pensiero di una pensione integrativa comincia a prendere piede solo dopo i 40 anni, con il 70% del campione di trentini, che rimangono comunque meno rispetto agli altoatesini nella stessa fascia d’età, che si attesta all’85%.
Il direttore di Laborfonds Stefano Pavesi, però, rivela che dei 3500 nuovi iscritti in tutta la regione durante il primo semestre del 2022, i nuovi iscritti trentini abbiano superato i concorrenti altoatesini di un centinaio. «La fascia d’età dei nuovi iscritti continua Pavesi rappresenta per la maggioranza persone nate fra il 1992 e il 2001. Considerando invece il totale degli iscritti, la ripartizione per età vede solo poco più del 10% di utenti con meno di 30 anni». Secondo il direttore, quindi, va fatto un lavoro di promozione e di educazione finanziaria partendo dalle scuole, come già ora Pensplan ha cominciato a fare in alcuni Istituti Superiori.
Secondo Gianni Tomasi, che fa parte del consiglio di amministrazione Laborfonds come uno dei rappresentanti dei lavoratori, il Trentino Alto Adige è la zona d’Italia con più inclinazione alla previdenza sociale.
“Negli anni Laborfonds ha dimostrato di avere attrattiva maggiore rispetto ai fondi nazionali -spiega Tomasi -Si tratta, infatti, di un unicuum in Italia, in quanto il bacino d’utenza è piccolo, ma nonostante ciò è il quarto fondo italiano per grandezza. In realtà, quindi, in Trentino Alto Adige non siamo messi poi così male. Bisognerebbe che l’inclinazione alla previdenza aumentasse -continua Tomasi -ci sarebbe ampio margine di espansione, ogni anno gli utenti aumentano. Ad oggi se ne contano oltre 134.000 e siamo sempre in crescita”.
Per quanto riguarda invece l’adesione maggiore in Alto Adige, soprattutto per quanto riguarda i dipendenti pubblici, secondo Tomasi i lavoratori altoatesini sono semplicemente più pragmatici e attenti. «Laborfond comunque ha avuto una diffusione significativa dalla sua fondazione -tiene a precisare Tomasi -si può definire un fondo pensione che ha avuto la piena fiducia da parte dei lavoratori. La previdenza deve essere recepita e capita e la certezza, secondo me, è che continuerà ad espandersi perché finora ha dato ottimi risconti».

 

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