Rapporto occupazione. In Trentino c’è un deficit di qualità del lavoro. Cgil Cisl Uil: contratti a termine, retribuzioni e condizioni non adeguate frenano l’offerta di manodopera
In Trentino non c’è un problema di posti di lavoro. C’è un problema di qualità del lavoro. E’ questo uno dei dati più significati che emerge dalla lettura dell’ultimo Rapporto provinciale sull’occupazione. Almeno secondo Cgil Cisl Uil. L’analisi presentata oggi, infatti, rende evidente come la domanda di lavoro nel 2021 sia cresciuta in modo sostenuto, senza trovare però adeguata soddisfazione. C’è un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che trova spiegazione, secondo Cgil Cisl Uil, in un problema di non adeguata qualità dell’occupazione. “E’ vero che ci sono più posti di lavoro, ma si tratta spesso di contratti a termine. Il Trentino questa tipologia sfiora il 20% e collocano il nostro territorio tra quelli la percentuale più alta di lavoro precario – fanno notare Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher che per le tre confederazioni seguono il mercato del lavoro -. A questo si aggiunge l’aumento di oltre il 13% delle dimissioni”. Significativo è poi il dato per il turismo: nel comparto solo il 40% decide di ripetere la stagione nell’anno successivo. “Questo vuol dire che i lavoratori e le lavoratrici non hanno trovato in quel contesto condizioni soddisfacenti in termini di retribuzione e condizioni di lavoro. In una parola di qualità dell’occupazione”.
In questa logica è giusto investire in una più efficace analisi dei fabbisogni delle aziende, anche per mettere in atto percorsi formativi e di riqualificazione coerenti. E’ altrettanto ovvio, però, che solo questo non può bastare. “La qualità del lavoro è la prima leva su cui agire per rendere più attrattiva la domanda, qualificandola e fidelizzando la manodopera, con contratti stabili e condizioni di lavoro dignitose. Vale per tutti i settori, ma soprattutto per il turismo dove non ci si può più limitare a lamentare la carenza di manodopera”
Cgil Cisl Uil non nascondono inoltre la preoccupazione per le conseguenze che la crisi energetica e l’esplosione dei costi delle materie prime avrà sull’occupazione. “Ci attendiamo un rallentamento dell’occupazione. C’è già un ricorso crescente alla cassa integrazione e senza le necessarie misure di sostegno al reddito e politiche attive del lavoro si rischia di scivolare in una fase molto complicata per la tenuta sociale della nostra comunità. Le famiglie già messe a dura prova dal caro vita potrebbero, infatti, non riuscire a sostenere più i costi della quotidianità con assegni di cassa integrazione che dimezzano il reddito. Non leggere in tempo questa situazione e costruire misure adeguate di protezione può essere rischiosissimo. “Servono politiche che aiutino il sistema nel suo complesso e sostengano lavoratori e famiglie in questa congiuntura con aiuti sostanziali sul modello altoatesino. Il disegno di legge della giunta Fugatti al momento è totalmente insufficiente ad arginare solo in parte la tempesta che si potrebbe abbattere sulle famiglie trentine. Ci auguriamo che l’Esecutivo ne prenda atto rapidamente e apra un confronto serio e leale con le parti sociali”, concludono i tre sindacalisti.
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