23 agosto 2021 – l’Adige
«Reddito di cittadinanza, si cambi». I sindacati insistono sulle politiche attive. Su Bolzano: «Là aiuti provinciali»
«Il reddito di cittadinanza, come i sostegni al reddito provinciali, è uno strumento di inclusione sociale monco che rischia di essere inefficace se non si impongono precisi obblighi e condizionalità ai nuclei familiari e se non si offrono servizi di reinserimento nel mercato del lavoro come accade in tutti i Paesi avanzati. Su questo fronte la Provincia autonoma di Trento ha precise responsabilità che, purtroppo, fino ad oggi non ha ancora esercitato appieno, visto che di fatto la delega al Trentino sulle condizionalità imposte ai beneficiari, prevista dalla legislazione nazionale, non è messa in atto come si dovrebbe».
Cgil Cisl Uil del Trentino tornano sulla questione del reddito di cittadinanza, dopo la pubblicazione dei dati forniti dall’Inps riferiti ai primi sei mesi dell’anno nella nostra Provincia. Da gennaio a giugno sono stati erogati per almeno una mensilità 5.393 assegni ad altrettanti nuclei familiari, a beneficio di 12.544 persone.
Dati davanti ai quali i sindacati trentini tornano a chiedere quel che a più riprese hanno evidenziato come necessario: correttivi sul fronte delle politiche attive del lavoro. «Era naturale -spiegano i segretari generali delle tre organizzazioni sindacali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) -che in numeri crescessero dopo lo tsunami della pandemia, il tonfo di dieci punti percentuali del Pil provinciale, l’esplosione della cassa integrazione e la perdita di oltre 30mila contratti di lavoro nel solo 2020. Come stabilizzatore del reddito di fronte a situazioni di crisi, la misura introdotta nel 2019 dal Governo Lega-5Stelle funziona. Quello che manca sono le condizionalità e le politiche attive e da mesi chiediamo alla giunta provinciale di attuarle, a partire da un potenziamento dei centri per l’impiego e di Agenzia del Lavoro, come prevede anche il Pnrr (sono quasi 11mila le nuove assunzioni a livello nazionale nei prossimi tre anni). Come sindacati abbiamo sempre detto che a chiunque rifiuti un impiego o non si attivi va tolto immediatamente il sostegno al reddito».
Sulla macroscopica differenza tra i numeri dei percettori in Provincia di Trento rispetto alla Provincia di Bolzano, i sindacati invitano alla cautela. «Si tratta infatti di un’illusione ottica -spiegano Grosselli, Bezzi e Alotti -. Trento e Bolzano infatti hanno scelto due strade diverse nella gestione del Reddito di Cittadinanza. In Trentino pretendiamo che, prima di chiedere i sostegni provinciali, il nucleo familiare faccia domanda di Reddito di cittadinanza, che poi eventualmente sarà la Provincia ad integrare, facendo così risparmiare qualche milione di euro ogni anno al bilancio di piazza Dante e accollando tutta la spesa dovuta all’Inps. A Bolzano al contrario i nuclei familiari debbono scegliere tra reddito di cittadinanza o sostegni provinciali che, essendo molto più sostanziosi, sono scelti dalla stragrande maggioranza dei nuclei indigenti, riducendo al minimo i beneficiari di Reddito di cittadinanza, con notevoli risparmi per l’Inps. Se non ci fosse questa impostazione, anche a Bolzano i numeri del reddito di cittadinanza quest’anno risulterebbero molto più alti del passato».
Scarica il pdf: ADIGE cittadinanza ART 230821
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