06 luglio 2021 –  Corriere del Trentino

Riforma istituzionale, passo urgente

A distanza di 15 anni, costellati da numerose modifiche normative, ritorna di attualità l’assetto istituzionale del Trentino, vista la volontà della giunta Fugatti, per voce dell’ex sindaco di Tione Gottardi, di procrastinare fino alla prossima primavera il commissariamento delle Comunità di Valle. Fin dalla gestazione della riforma la Uil aveva espresso la sua profonda perplessità sulla trasformazione, a differenza di Bolzano, dei Comprensori «kessleriani» nelle Comunità di valle di «dellaiana» istituzione.
Le Comunità di Valle, modificate nel 2016, agiscono oggi in condizioni di grave precarietà: gli amministratori, i dipendenti e anche il territorio sono posti di fronte a uno scenario di totale incertezza ormai da mesi e questo naturalmente ha generato una sensazione di smobilitazione. Ai commissari, privati del supporto di assessori e consiglieri, è stata assegnata la totalità delle funzioni politiche, ma è innegabile che l’ampiezza e l’entità delle competenze in capo alle Comunità non possono essere demandate alla gestione di una sola persona. Negli ultimi anni le Comunità di Valle hanno rappresentato per alcuni territori anche degli enti di «regia politica», coordinando i Comuni rispetto alle scelte strategiche: il commissariamento ha inevitabilmente determinato anche una sorta di delegittimazione politica. Ora, la necessità di accelerare il processo di riforma sfugge solo all’assessore Gottardi che annaspa rispetto alle possibili soluzioni, proponendo «l’autodeterminazione» del modello gestionale dei Comuni trentini, a prescindere dalle loro dimensioni e capacità amministrativa. Idea molto pericolosa che potrebbe costringere i sindaci più deboli ad andare con il cappello in mano a Trento, dall’assessore competente, per le necessità delle loro comunità («magnadora» docet). In realtà l’unica certezza che si configura è quella che la Provincia sia orientata a depotenziare drasticamente il ruolo di questi enti, pur mantenendo in capo a essi alcune competenze come sociale, raccolta rifiuti e mense scolastiche; sul piano della governance, pare che gli enti intermedi possano essere affidati alla gestione da parte della conferenza dei sindaci e quindi, politicamente parlando, verrebbero ricondotti a un ruolo di «coordinamento», ma senza un’identità definita. Noi, alla luce anche del passato, agiremmo nella direzione opposta: avremmo mantenuto l’attuale modello di governance, tutto sommato coerente, come dicevamo, con la prerogativa «di controllo dei comuni» chiamando le Comunità di Valle a gestire i servizi, soprattutto quelli amministrativi in maniera più organica, sgravando gli enti comunali da una mole di lavoro che ormai è diventata insostenibile. Nello specifico sono evidenti anche le difficoltà nella conduzione degli appalti, gestiti spesso con ritardi clamorosi, che generano pure un «blocco delle risorse» e quindi dell’economia. L’esperienza insegna che è giusto lasciare ai territori libertà di scelta rispetto agli obiettivi, ma rigorosamente all’interno di schemi istituzionali chiari, ponderati, collaudati ed efficaci. Non ultimo, vorremmo sottolineare il ruolo politico degli enti sovracomunali: il Trentino si caratterizza per la presentazione di tanti piccoli comuni che, per poter «fare sistema» debbono essere continuamente sostenuti, stimolati e coordinati. E questo deve accadere a livello di vallata, di ambito territoriale più o meno coerente: la comunità, anche senza l’elezione dei presidenti, come già previsto dall’assetto in essere dal 2016, ha rappresentato e ancora di più potrebbe rappresentare, in futuro, la risposta a questa esigenza. In termini generali, un eventuale potenziamento amministrativo delle Comunità di Valle si tradurrebbe quindi anche in una opportunità di ulteriore rafforzamento e articolazione della stessa autonomia trentina oggi sempre più a rischio.

* Segretario provinciale Uil

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