L’Adige – Domenica 8 Dicembre 2024
Salari: i sindacati attaccano la giunta
Aumenta l’occupazione ma cala il potere d’acquisto: «Servono misure urgenti»
TRENTO – I trentini lavorano sempre di più, eppure sono sempre più poveri. Se è vero che tra il 2022 e il 2023 le buste paga sono mediamente aumentate – ma meno rispetto a territori vicini -, è altrettanto vero che la crescita dei prezzi, soprattutto per la spesa alimentare e le utenze domestiche, è stata maggiore. «E quindi non si recupera nemmeno la perdita del potere d’acquisto», denunciano Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, segretari di Cgil, Cisl e Uil, commentando i dati pubblicati ieri dall’Adige.
I sindacati, quindi, invocano con urgenza misure concrete e strutturali: «È grave che pur aumentando l’occupazione cali la capacità di spesa delle lavoratrici e dei lavoratori. I dati Inps confermano quello che diciamo da sempre: ad un anno dalla presa d’atto da parte della giunta provinciale di un’emergenza salariale in Trentino e alla meritoria iniziativa di aprire un tavolo con le parti sociali, non vorremmo quindi che le nostre attese venissero totalmente deluse. Ci attendiamo di vedere quanto emergerà dal confronto e se il presidente Fugatti accoglierà le proposte avanzate dalle nostre organizzazioni nei mesi scorsi. Certo è che le premesse di confronto sono state, almeno da parte nostra, deluse nel metodo. Ci aspettiamo almeno risposte nel merito».
Sui contenuti Cgil, Cisl e Uil hanno le idee chiare. «Serve una reale presa d’atto che il Trentino ha retribuzioni più basse non solo dell’Alto Adige, ma di tutto il nord Italia con livelli di costo della vita che invece sono in media più alti – insistono i tre segretari -. Una differenza importante tra gli operai, che diventa ancora più marcata tra le figure di impiegati. Quel ceto medio che la giunta provinciale non sta aiutando nemmeno sul piano delle misure di sostegno ostinandosi a non indicizzare l’Icef all’inflazione».
Per Cgil, Cisl e Uil è necessaria «l’istituzione di un osservatorio per monitorare e se possibile calmierare i prezzi dei beni alimentari e di consumo primario oltre ai costi di affitto. Anche gli imprenditori devono fare la loro parte nella qualificazione delle offerte di lavoro. Serve unità di intenti per far crescere di pari passo l’economia del territorio e le retribuzioni di chi contribuisce a questa crescita. Serve investire di più nella coesione sociale, vero valore aggiunto della nostra autonomia, e per farlo serve un’azione responsabile da parte di tutti».
Sulle basse retribuzioni incide anche la bassa qualità della domanda di lavoro delle imprese. Si cerca prevalentemente personale non qualificato, dunque che ha bassi inquadramenti e di conseguenza basse retribuzioni. Per l’ennesima volta i sindacati chiedono a Fugatti di avere coraggio, «anche correndo il rischio di scontentare qualcuno. Qui si discute del modello di sviluppo che si vuole realizzare. Serve cioè puntare di più sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo e spingere il settore industriale verso produzioni high tech e a più alto valore aggiunto, qualificando così anche i servizi alle imprese più avanzati».
Per Grosselli, Bezzi e Alotti «farlo non è impossibile, è una questione di scelte politiche. Il primo passo per riorientare il modello di sviluppo sarebbe quello di incentivare, attraverso meccanismi selettivi, gli investimenti per agevolare la transizione digitale, tecnologica e ambientale. Contributi per tutti, anche per quei settori che non solo non creano innovazione, ma sono caratterizzati anche da una domanda di lavoro di bassa qualità, spesso stagionale, equivale a rinunciare ad un vero effetto moltiplicatore sul nostro Pil dei contributi pubblici. In sintesi meno ricchezza per tutti».
Scarica il pdf: ADIGE ART salari 081224
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