Trentino, Corriere del Trentino, Il T – 11 maggio 2023
«Salari troppo bassi: è emergenza». Oltre 500 delegati all’assemblea convocata dai sindacati confederali
Emergenza salari, riforma fiscale, welfare, sanità, sicurezza sul lavoro. Tanti i temi affrontati nell’assemblea unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, svoltasi ieri mattina all’Auditorium dell’Arcivescovile di Trento. Nella sala, gremita di persone (erano almeno 500 i partecipanti all’assemblea) erano presenti non solo i delegati sindacali, RSA (rappresentanti sindacali aziendali) e RLS (responsabili dei lavoratori sulla sicurezza), ma anche tanti fra lavoratori e lavoratrici di ogni settore. Una partecipazione molto alta, dunque, con l’obiettivo di discutere i temi da portare alla manifestazione interregionale che si terrà il prossimo 13 maggio a Milano, nell’ambito della campagna di mobilitazione “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti” indetta dai tre sindacati confederali, che ha visto una prima convocazione a Bologna, il 6 maggio, e che si concluderà a Napoli il 20 maggio. Mobilitazione che ha lo scopo di sostenere le richieste dei sindacati in merito alle politiche economiche, industriali, sociali e occupazionali del Governo in un momento di crisi del mondo del lavoro: «Una seria discussione su questi temi è necessaria per il bene del Paese», spiega Michele Bezzi, segretario generale della Cisl Trentino, «e saranno sempre quelli fino a che il Governo non ci ascolterà e intavolerà una dialogo con le parti sociali».
Presenti sul palco dell’Auditorium, oltre allo stesso Bezzi, anche i due segretari generali delle sezioni trentine di Cgil e Uil, Andrea Grosselli e Walter Alotti. È proprio quest’ultimo a prendere per primo la parola e tracciare il punto delle recenti politiche del lavoro a livello nazionale e provinciale, mettendo in luce come i sindacati le ritengano inadeguate su entrambi i piani. Il segretario Alotti ha infatti indicato come il Governo Meloni non abbia dato nessuna risposta sulle proposte dei sindacati di rilancio salariale e si sia limitato solamente a poche manovre fiscali. Fra queste, il taglio del cuneo fiscale delle retribuzioni in via temporanea, da luglio a dicembre 2023, del quale peraltro non possono beneficiare i pensionati; l’aumento della soglia di benefit aziendale esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico; la reintroduzione dell’uso dei voucher e il cambiamento delle modalità di erogazione del Reddito di Cittadinanza. Tutte misure che il sindacato ritiene di carattere troppo temporaneo ed insufficienti a contrastare un’inflazione che si attesta ormai intorno ad un tasso annuo del 9% e che in Trentino ha raggiunto picchi fino al 12,5%.
L’analisi del segretario si è estesa anche a livello locale, in particolare nella critica delle misure intraprese dalla Giunta Fugatti: dall’abbassamento della soglia di esenzione dall’Irpef da 20.000 a 15.000 euro («un errore») alla recente proposta di variazione di bilancio anticipata di 318 milioni. «Sono ormai quattro anni che i sindacati sostengono che le manovre del presidente Fugatti sono strabiche. Guardano solo ai datori di lavoro e ad alcune categorie, come albergatori e agricoltori, già interessate da benefici precedenti», ha concluso Alotti.
Si sono poi susseguiti numerosi interventi dalla platea, tutti guidati da due leitmotiv principali: l’urgenza di manovre strutturali, che comprendano un rinnovo dei contratti dignitoso e proporzionato all’inflazione corrente, e l’importanza di un sindacato unitario che sia coeso in una lotta sì faticosa, ma doverosa, soprattutto in un momento storico in cui più che mai c’è la necessità di un’imposizione dei rapporti di forza per cambiare lo stato delle cose.
«Un’assemblea come questa non si riuniva ormai da anni. È molto importante che accada in questi tempi burrascosi e di crisi», ha spiegato Dario Andreis, pensionato ed ex- metalmeccanico, «Dobbiamo guardare oltralpe, agli scioperi tosti che fanno in Francia, Germania, Inghilterra: non possiamo accontentarci di un aumento dei salari dell’1% di fronte ad un’inflazione dell’11%. Dobbiamo crederci con passione e concentrarci su 2/3 punti ben precisi: l’aumento dei salari, combattere la precarietà dei giovani e supportare gli immigrati, che sono i più sfruttati, i più ricattabili e parte della nostra stessa classe». Luigi Diaspro, segretario della Funzione Pubblica Cgil, ha poi ribadito l’importanza di una sanità pubblica, descrivendone la deriva verso la privatizzazione come una sciagura per tutti, ed ha espresso la speranza di vedere una mobilitazione che, di fronte ad un attacco senza precedenti al mondo del lavoro, sia capace di alzare l’asticella della protesta. Una lotta che, secondo Manuela Terragnolo (Fiom Cgil), va portata tutti i giorni nel posto di lavoro. «Questi problemi non li risolve nessuno al posto nostro – ha concluso Terragnolo – Bisogna rialzare la testa, con fatica. Per noi, per i giovani, per il Paese».
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