02 giugno 2022 – l’Adige – Economia&Innovazione

Sanità, ambiente e inflazione. Le priorità della Uil trentina che avvia il rinnovamento

SINDACATO. Il segretario Alotti, che punta alla riconferma, fa il punto in vista del congresso dell’organizzazione che conta su 18 mila iscritti in provincia

È cominciata la fase congressuale della Uil trentina che porterà, a settembre, alla ridefinizione della segreteria confederale. A causa di una norma, che impedisce ai segretari delle singole categorie di entrare nel vertice confederale, tutti gli attuali componenti dovrebbero uscire. L’unico a restare, per un ultimo mandato a garanzia della continuità, dovrebbe essere il segretario generale Walter Alotti.
Lei, segretario Alotti, si ripresenta per l’incarico di segretario generale?
Mi ripropongo anche per garantire una continuità al lavoro svolto per un mandato quadriennale. Rispetto agli ultimi mandati è partita una riorganizzazione della Uil, che distingue i segretari di categoria da quelli confederali. Questo ci darà comunque modo di avviare il ricambio, di dare ulteriori spazi alle donne limando le differenze di genere.
E a livello operativo, come intende coinvolgere le categorie?
Vorrei collaborare con le segreterie delle categorie, useremo le deleghe per connettere queste ultime alla segreteria confederale, penso a incarichi specifici per eventuali commissioni.
Quanti iscritti avete? Il pubblico resta il vostro comparto più forte?
Abbiamo superato i 18 mila iscritti. Va considerato che la nostra categoria dei pensionati rappresenta il 15% del totale, un valore inferiore rispetto ad altri. Il grosso degli iscritti è nel settore della pubblica amministrazione che vale da sola oltre 6.000 lavoratori tra enti pubblici, enti locali, sanità, scuola e università.
E gli altri comparti?
L’industria conta circa 4.000 tesserati, il terziario circa 3.000. In particolare l’industria e il manifatturiero stanno crescendo mentre poste e credito devono fare i conti con la realtà attuale: negli ultimi anni gli addetti di questi settori in Trentino sono stati dimezzati.
Ma il Covid ha inciso sul sindacato, sui tesseramenti?
Il Covid ha portato delle ripercussioni. Penso a categorie come la scuola e i trasporti che hanno dovuto fronteggiare le incertezze portate dal proselitismo dei no vax. Ma ci sono state anche compensazioni perché ci sono anche stati lavoratori che sono rientrati e altri che hanno compensato.
Saranno la ricerca di un ripresa dopo la pandemia e la crisi ucraina il tema del prossimo quadriennio?
Guardi, all’avvio del mandato che mi è stato affidato nel 2018 avevo presentato una relazione che poneva l’attenzione su sanità e ambiente. Denunciavo la debolezza del sistema sanitario e mettevo in risalto la presenza ormai evidente di problemi connessi al cambiamento climatico. Poi sono arrivati Vaia e il Covid. È evidente che questi due temi vanno riproposti come fattore di attenzione. Ma non saranno i soli.
La pandemia e la guerra però hanno portato incertezza al sistema economico.
Il nuovo tema al centro del dibattito sarà quello delle retribuzioni. Dopo anni di inflazione bassa, l’urgenza di aggiornare le retribuzioni era stata messa da parte dagli imprenditori. Oggi l’inflazione colpisce duro, specie in Trentino, e questo è tornato un tema di emergenza in tante categorie, specie quelle che nella nostra provincia vengono remunerate meno rispetto al resto del Paese. Penso al commercio, al turismo dove continua a mancare un contratto integrativo. Ma i temi non si esauriscono, penso alla sicurezza…
Troppi i morti sul lavoro…
La nostra Costituzione richiama al lavoro, ma anche alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Si dovrebbe agire di conseguenza.
Qualcosa si sta facendo secondo lei?
L’assessore provinciale Achille Spinelli pensa a nuclei di tecnici specializzati, di coinvolgere anche i forestali per sostenere carabinieri e Uopsal nei controlli, specie nei boschi e nell’agricoltura. Va bene, ma non basta. Penso dovrebbero muoversi anche i Comuni. Spero poi possa essere messo in moto il sistema che prevede di premiare i virtuosi, il sistema della patente per le imprese in regola.
Citava un’iniziativa della giunta provinciale, con la quale la Uil, insieme a Cgil e Cisl, non ha buoni rapporti.
Abbiamo rapporti difficili. All’inizio della legislatura erano anche peggio, perché almeno ora il sindacato viene preso in considerazione. Però prima venono considerate le parti datoriali, soprattutto commercio e turismo.
Settori importanti nell’economia provinciale.
Sono settori importanti ma l’ottica con la quale si guarda ad esempio al turismo non è più fruttuosa. Non si può pensare di pianificare uno sviluppo dove la corsa al contributo sia il primo pensiero. Poi questo è un settore importante, ma non il più importante.
A cosa si riferisce?
Alla sanità. Sanità che ha vissuto in una logica di contrazione delle risorse. Dopo la pandemia e con il Pnrr, forse qualcosa è cambiato, ma restano nodi non affrontati, a cominciare dal reperimento delle risorse umane per il settore. Non è un tema che si risolve offrendo uno skipass gratis. L’assessora Stefania Segnana non sta brillando per proposte e azioni. E quanto accaduto con il Covid ha finito con il rendere più efficace lo Stato rispetto all’Autonomia.
Vuole dire che sono mancate le riforme?
Il Covid ha reso più efficace lo Stato nei tempi e nelle modalità di risposta a famiglie e imprese. La sensazione è che si viva di vecchi istituti e questo significa che non si deve confrontarsi solo su una crisi di risorse, ma anche di pensiero. Tutto ciò rischia di diventare anche una crisi del sistema federale. Le riforme sono un problema.
Anche a livello di istituzioni?
Quella istituzionale è una delle riforme necessarie. Ma il problema è che ce ne sono tante annunciate e non fatte. Oppure ci sono tentativi di riorganizzare le cose che vengono bocciati da Roma. All’inizio poteva starci visto che la Provincia era governata da una nuova classe politica. Ora forse serve più umiltà nell’amministrazione del territorio e nel comprendere le peculiarità dell’autonomia. In concreto, è andata bene con Vasco, ma non ricordo altri progetti portati a termine. Vaia e Covid possono essere utilizzati come alibi.
Si aspettava anche più incisività dalle minoranze del consiglio provinciale?
Come sindacato abbiamo fatto delle proposte che non hanno trovato riscontro. E questo fa pensare sulla qualità di tutta la classe politica, di tutto il consiglio provinciale.
E concretamente, dove si rischia di rimanere fermi?
Penso alla scuola. C’è chi vuole trasformarla in un’agenzia di addestramento per i settori in cui manca manodopera. Sembra debba essere strumentale alle aziende che, a loro volta, sono strumentali alla politica. Invece deve essere prima di tutto il luogo dove i ragazzi diventano cittadini e dove ricevono le indicazioni e la preparazione per orientare il loro futuro. Futuro che non si prepara pensando alle esigenze di singoli.
Oltre alla scuola, quali sono gli altri temi da affrontare?
Il tema della casa, dei trasporti per chi non abita vicino al posto di lavoro. Come dicevamo prima, anche il tema dei rincari.
Temi cari anche a Cgil e Cisl. Quale è lo stato dei rapporti?
I rapporti negli ultimi dieci anni sono stati positivi. Qualche scintilla c’è stata a livello di categorie, dove c’è attenzione al proselitismo. In generale, va considerato che le motivazioni che negli anni Quaranta del secolo scorso avevano portato alla frammentazione sindacale erano in gran parte ideologiche. E quelle idee ora sono attenuate.
Quindi si può pensare a una ulteriore collaborazione?
Nei servizi si potrebbe collaborare maggiormente, permettendo anche economie di scala nella gestione. Poi ogni organizzazione ha la propria visione e ciò che conta è l’autonomia dalla politica. E noi della Uil in questa fase siamo i più laici. Ciò che importa, comunque, è essere uniti sugli obiettivi che contano per lavoratori e pensionati.

 

Scarica il pdf: ADIGE Economia&Innovazione 020622