Il T – 13 dicembre 2023

Sanità. «La radiografia? La fanno gli Oss» La denuncia dei sindacati: «Non utilizzato il tecnico radiologo in 700 casi»

 

A puntare la macchina, nel momento delicato dell’operazione, un Oss (operatore socio sanitario) che, certo, segue le indicazione del medico presente, ma non è comunque titolato a svolgere quell’operazione, affidata di norma a un tecnico radiologo, che per diventare tale segue un corso di laurea di tre anni. Sarebbe accaduto (e accadrebbe ancora) per circa settecento volte, alla clinica Solatrix di Rovereto, secondo le le ricostruzioni di due sindacati, la Uil Fpl e la Cgil Fp. Un calcolo frutto di una serie di segnalazioni giunte dagli stessi operatori sanitari impiegati nella casa di cura roveretana, consci di svolgere un compito «improprio» e giunta alle sigle già nei mesi scorsi. La questione è spinosa perché finisce per coinvolgere la salute degli utenti, in molti casi cittadini che usufruiscono dei servizi sanitari in convenzione con l’Apss. Uil e Cgil hanno deciso di rendere pubblica la questione solo dopo incontrato, lunedì, i vertici della struttura, che avrebbero confermato tutto e dato anche un parametro temporale ben preciso: questa procedura andrebbe avanti dal 2020. Tempo sufficiente — è quanto sarebbe stato detto dalla clinica ai sindacati — per formare gli operatori sanitari. Una risposta che non è piaciuta alle sigle così come all’ordine professionale. «Secondo le informazioni in nostro possesso — afferma Michele Caliari, presidente della commissione d’Albo dei tecnici di radiologia medica dell’Ordine delle professioni sanitarie — gli operatori socio sanitari avrebbero posizionato ed eseguito le radioscopie. Siamo davanti a quello che sembra essere un abuso professionale, perché, in assenza di tecnico, le macchine possono essere posizionate solo da personale medico». Per Caliari non si tratta di una difesa «corporativa». «Non temiamo per il nostro lavoro, siamo piuttosto preoccupati per la salute dei pazienti — afferma — perché si tratta di macchinari che richiedono professionalità e non solo perché emettono radiazioni. I tecnici radiologi, duecento quelli presenti in Trentino, sono gli “occhi” dei medici mentre operano. Un corretto puntamento è fondamentale per una buona riuscita dell’intervento». Secondo i segretari, Luigi Diaspro di Cgil Fp e Giuseppe Varagone di Uil Fpl, la situazione che si profila pare molto grave. «Il personale Oss avrebbe assunto un ruolo attivo nell’esecuzione dell’esame diagnostico — spiegano –. E nonostante ripetute segnalazioni in cui si sottolineava la gravità di tale situazione, poiché la gestione di tali procedure spetta al tecnico sanitario di radiologia competenze specifiche e di un percorso universitario, la struttura non ha modificato le attribuzioni del personale Oss, riconfermandole in toto nell’incontro da noi richiesto». E in tale sede Cgil e Uil fanno sapere di aver ribadito la non adeguatezza di tale pratica, «evidenziando le possibili sanzioni legali e il rischio per la sicurezza dell’operatore e dell’utente in tema di radioprotezione». «Non ci soddisfano — è la conclusione dei sindacati — le dichiarazioni della direzione sanitaria della struttura, che sostiene di aver informato preventivamente nel 2020 gli organi competenti, ovvero Apss e ispettorato del Lavoro, dell’organizzazione del lavoro nelle sale operatorie, con ciò considerando definito positivamente ogni aspetto della vicenda».
Le sigle, infine, sottolineano di aver già segnalato la situazione alle forze dell’ordine. C’è un ultimo punto, che riguarda il servizio sanitario pubblico nel suo complesso. «Le cliniche del mondo privato — convenzionato — chiosa Caliari — stanno sopperendo alle difficoltà del pubblico nell’erogazione dei servizi sanitari. Ma questo non può avvenire abbassando la qualità del servizio.
Se anche gli ospedali pubblici facessero così, probabilmente non ci sarebbe necessità di delegare».

 

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