26 maggio 2019 – Corriere del Trentino
Sanità, lite sui tagli
Cgil, Cisl e Uil
«Si rischia di ridurre servizi fondamentali per i trentini solo
per dare corso ad alcune promesse elettorali. Il conto finale verrà pagato dalle persone più deboli»
La tabella che compare nel documento inviato dall’assessora Stefania Segnana al direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon è inequivocabile. Target di risparmio: 10 milioni, 20 milioni, 40 milioni, 50 milioni. In totale 120 milioni di euro nell’arco dei prossimi 4 anni, fino al 2023, che nelle previsioni dell’assessorato alla Salute dovranno essere tagliati alla sanità trentina. Una cura dimagrante choc: «Ma non è una cura dimagrante, altrimenti la farei anch’io», afferma con ironia il dirigente generale del Dipartimento salute Giancarlo Ruscitti.
«Ma facciamo un discorso serio — puntualizza Ruscitti — e spieghiamo bene che anche la giunta precedente sapeva che grazie a una contrattazione con lo Stato centrale stiamo ricevendo più denari di quelli che normalmente andremmo a mettere a disposizione dei vari servizi. Questo surplus verrà a mancare nei prossimi tre anni, e per questo la giunta ha il dovere di chiedere all’Azienda sanitaria un programma di efficientamento, per rendere l’azienda più snella mantenendo però lo stesso livello dei servizi alla cittadinanza. L’obiettivo è quello dei costi contenuti per servizi efficienti». Vedendo però le voci di spesa che l’assessora Segnana suggerisce di aggredire — farmaci oncologici, ospedali periferici e personale — le preoccupazioni per una diminuzione della qualità dei servizi è giustificata: «Ma nemmeno per i farmaci oncologici si può parlare di taglio — rassicura Ruscitti — perché ora l’Azienda acquista farmaci brandizzati, mentre è possibile contenere la spesa utilizzando farmaci generici».
Ma di «questione eminentemente politica» parla l’ex assessore alla Salute Luca Zeni — fresco di nomina nel Comitato scientifico di Crea Sanità, l’organismo che si occupa della comparazione tra le sanità regionali — che concentra la sua attenzione sulla mancanza di programmazione, che è un atto meramente politico». «Si taglia quando aumentano i bisogni, perché questo è il dato da considerare, i bisogni della comunità sono in crescita. Ed è per questo motivo, con una precisa scelta politica, che la precedente amministrazione non ha ridotto nemmeno un euro dai capitoli di spesa della sanità e dell’assistenza, anzi aumentando gli stanziamenti». E aggiunge: «Una politica seria dovrebbe rispondere alle esigenze reali, non a quelle individuali o del singolo sindaco che batte i pugni per una guardia medica, legittimato e accontentato poi da chi ora è al governo della Provincia. Non possono andare avanti in questo modo, accontentando qualche categoria invece di fare sistema, per poi agire con tagli di questa entità. La preoccupazione è enorme».
L’ex assessore ammette che la prospettiva di una minor crescita a livello nazionale, di una riduzione dei trasferimenti e la conseguente diminuzione delle risorse era conosciuta anche dalla giunta precedente: «Proprio per questo avevamo promosso una serie di riforme, dallo Spazio Argento alle cure intermedie, dall’infermiere di comunità all’unione dei medici di base fino all’investimento sulla prevenzione. Riforme che permettono di liberare risorse, ma riforme che sono state osteggiate e che oggi non vengono attuate».
«Risulta fuorviante parlare di tagli — afferma però l’assessora Stefania Segnana, che difende il documento che porta la sua firma — è invece corretto parlare di ipotesi tecnica di razionalizzazione della spesa sanitaria». Non ne fa soltanto una questione semantica, entra nel dettaglio e spiega: «L’Azienda sanitaria formulerà alla giunta un piano, ma sarà poi la giunta provinciale che si assumerà la responsabilità politica di decidere se e quali azioni di razionalizzazione potranno o dovranno essere attuate». Non nasconde però il dato di realtà, quello della diminuzione delle risorse e della necessità di farvi fronte: «Non è possibile esimersi dal valutare possibili strade di contenimento della spesa a fronte di una evidente e risaputa diminuzione delle risorse pubbliche a disposizione. Agire dimenticandosi questa scomoda verità sarebbe un comportamento incoerente e non in linea con le responsabilità in capo al governo provinciale».
Ma la sua giustificazione non accontenta nessuno. Tanto meno i sindacati. «Siamo di fronte ad una situazione che definire preoccupante è poco — scrivono Franco Ianeselli (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil) —: si rischia di tagliare servizi fondamentali per i trentini solo per dare corso ad alcune promesse elettorali, di cui beneficeranno in pochi. Crediamo che tagliare la spesa sanitaria sia profondamente sbagliato. Risulta difficile inoltre comprendere come la giunta Fugatti pensi di gestire questi tagli di fronte al tanto sbandierato potenziamento dei presidi periferici, a cominciare dalla riapertura dei punti nascita di valle. L’unica certezza è che in questo modo a pagare ancora una volta saranno le persone più deboli». «Non siamo assolutamente d’accordo sul taglio lineare della spesa sulla sanità — rincara Giuseppe Pallanch (Cisl-Fp) — È necessaria la convocazione degli stati generali della sanità. Ricordiamo poi che il contratto del personale della sanità privata è bloccato per colpa della parte datoriale e l’assenza della politica trentina da ben 12 anni».
Infine, la telegrafica bocciatura del presidente dell’Ordine dei medici, Marco Ioppi: «La sanità si migliora non con i tagli ai bilanci ma attraverso un lavoro paziente ed intelligente di prevenzione».
Scarica il pdf: sanita ART 260519
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