Sanità. No a depotenziare il pubblico a vantaggio dei privati. Cgil Cisl Uil preoccupati: così si impoverisce l’offerta di servizi e un numero crescente di medici lascerà la nostra provincia. L’accesso a cure di qualità deve restare un diritto garantito a tutti i cittadini
Il peso crescente dei privati nella sanità trentina preoccupa i sindacati. Per Cgil Cisl Uil “l’ampliamento delle prestazioni e delle analisi in convenzione alle strutture private non è solo la risposta all’emergenza imposta dalla pandemia. E’ indubbio che il Covid ha messo sotto stress ospedali e ambulatori pubblici allungando le liste d’attesa. La verità, però, è che le strutture, soprattutto in alcuni settori, erano già in forte difficoltà per la carenza di investimenti nella sanità pubblica, per la difficoltà di attrarre personale medico e sanitario specializzato, tecnici di laboratorio e OSS e per carenze organizzative. Tutti problemi noti che la pandemia ha fatto esplodere. Non si dimentichi che nel 2019 questa giunta provinciale era pronta a tagliare di 120 milioni il bilancio dell’azienda sanitaria”. Il timore che questo spostamento dell’asse sulla sanità privata non sia temporaneo, ma rappresenti un ulteriore tassello della riorganizzazione della sanità trentina. “Se questo è l’obiettivo stiamo sbagliando strada – avvertono i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Spostare le risorse sui privati invece che potenziare il pubblico produrrà un impoverimento della sanità trentina, spingendo un numero maggiore di professionisti della sanità a lasciare ospedali e strutture della nostra provincia per mete più appetibili. Fenomeno denunciato nei giorni scorsi anche dal Presidente dell’Ordine dei Medici Ioppi. Non si dimentichi che la sanità e il diritto alla cura non possono essere terreno di profitto, sono un diritto”. Tutto questo cozza con la necessità di rafforzare i presidi sanitari sul territorio, come ha dimostrato la pandemia. “Non si può gestire la sanità territoriale dipendendo dal privato che per definizione investe dove più alta è la remunerazione. Al contrario va data nuova centralità alla sanità pubblica investendo risorse per innovarne l’organizzazione e per attrarre un numero crescente di medici e infermieri, di cui siamo cronicamente carenti. Non sembra che si questo fronte si siano registrati passi avanti e nel momento in cui ci saremo lasciati la pandemia alle spalle tutti i nodi verranno al pettine”.
Da qui la richiesta di essere trasparenti sul percorso che attende la sanità trentina. “Non vorremmo che a guidare la riforma fossero forme di conflitto d’interessi che fanno pendere la bilancia a vantaggio dei privati visto che oggi il massimo rappresentante della sanità provinciale arriva da una lunga esperienza ai vertici della sanità privata”, concludono i tre segretari provinciali.
Trento, 17 febbraio 2022
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