14 marzo 2020 – Corriere del Trentino

Scioperi in supermercati e fabbriche «Fermate le attività non necessarie»

TRENTO Nuovi scioperi, diffusi tra le aziende e i supermercati, per richiedere con forza il rispetto delle disposizioni di sicurezza o la chiusura completa dell’attività. La protesta dei lavoratori continua a montare, trasversale a tutti i settori dell’economia trentina. I sindacati di tante categorie interessate alzano la voce e chiedono a gran voce che a tutela della salute dei lavoratori venga messa al primo posto, anche se questo significa interrompere completamente le imprese. «Le nostre richieste vanno oltre quelle che sono sta«te avanzate nella giornata di ieri dalle segreterie nazionali — spiega Manuela Terragnolo, segretaria provinciale della Fiom Cgil —. Chiediamo che vengano fermate tutte le imprese trentine non legate alla filiera medica o a quelle di beni di prima necessità. Dobbiamo fermarci completamente — ripete con forza — perché è un sacrificio necessario, che ci stanno chiedendo in tutti i modi i medici, per non far saltare il sistema sanitario».
I supermercati
La novità principale della giornata di ieri è la protesta dei dipendenti del Poli di via Caffonara a Rovereto, che in mattinata hanno deciso di uscire dal punto vendita, scioperando distanziati di un metro. In diversi supermercati, spiegano i sindacati di categoria, non si rispettano le limitazioni per ridurre il rischio di contagio e tra i lavoratori c’è preoccupazione. «I delegati ci hanno segnalato che non c’era alcun contingentamento dei clienti in ingresso e non venivano rispettate le distanze minime. Per questa ragione è stato chiesto l’intervento delle forze dell’ordine che ha imposto il rispetto delle normative — dicono i tre segretari provinciali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher —. Facciamo appello alla responsabilità di clienti e datori di lavoro. Così non si può andare avanti». Lo stesso assessore al turismo Roberto Failoni, durante la conferenza stampa in Provincia, si è appellato ai cittadini, chiedendo di non assaltare i supermercati. I lavoratori ora guardano con preoccupazione al weekend. «I lavoratori hanno paura. Si valutino modalità che permettano di lavorare in tranquillità riducendo, quando possibile le turnisti-
che e valutando anche le chiusure domenicali coordinate tra punti vendita, come chiesto da Confcommercio».
Le fabbriche
La protesta iniziata giovedì nel settore metalmeccanico si è allargata ad altre tre imprese — la Mariani e la Metalsistem di Rovereto e la Dana di Arco —, per un totale di circa 650 operai che hanno incrociato le braccia, con modalità e tempi diversi. Altri scioperi sono annunciati per settimana prossima. Lunedì i 280 dipendenti dell’Ebara di Cles non lavoreranno per tutte le otto ore, mentre più estrema è la scelta dei dipendenti della Sapes di Storo e Condino. I 100 operai delle due fabbriche hanno deciso di scioperare per tutta la settimana nel caso in cui non venga fermata la produzione. E anche la Marangoni di Rovereto minaccia lo sciopero da lunedì, per l’interruzione del servizio di mensa e la proibizione ad alcuni lavoratori di usufruire delle docce. «Le distanze è possibile rispettarle. Non vorremmo che l’azienda strumentalizzi la situazione per togliere dei servizi ai lavoratori», spiega Ivana Dal Forno di Femca Cisl del Trentino. «La decisone di tenere le fabbriche aperte, presa dal Governo sotto pressione di Confindustria, sta mettendo in seria difficoltà le stesse aziende — sintetizza Terragnolo — che per giustificarsi davanti ai loro clienti hanno bisogno di chiudere per imposizione della Pubblica Autorità. La posizione tenuta da Confindustria è irresponsabile».
La replica delle imprese
«Come Confindustria confermiamo che le aziende stanno investendo tutte le energie per proteggere i dipendenti: alcune aziende hanno sdoppiato i turni di lavoro per lasciare metà personale a casa, altre stanno modificando la logistica interna, … Stiamo facendo il massimo». Roberto Busato, direttore di Confindustria Trento, non ci sta e ribadisce che l’industria ha a cuore la salute dei suoi lavoratori. «A volte viene poco considerato il contesto generale: è irresponsabile non fare i conti con le conseguenze di scelte drastiche. Non possiamo permetterci di bloccare tutte le attività produttive, il rischio è che il Paese si fermi». Un settore che potrebbe stopparsi è quello dell’edilizia. Lo conferma anche il presidente dell’Associazione artigiani Marco Segatta. «La situazione è fluida, si deciderà settimana prossima. Per noi è più semplice mantenere le distanze perché il 98% dei nostri associati ha meno di 10 dipendenti».
«Momento delicato»
«Stiamo vivendo un momento delicato che ci sta mettendo a dura prova». Con una lettera, il presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana prova a rassicurare i suoi associati. «Qualche collega ha scelto di sospendere la produzione — scrive —. Alcune aziende non possono interrompere le attività, o perché le loro aziende sono in catene di fornitura di beni e servizi essenziali, o perché hanno ordini urgenti da consegnare dai quali può dipendere il loro futuro, o perché è tecnicamente impossibile. In ogni caso, tutti stanno facendo il massimo per garantire ai propri lavoratori adeguate misure di sicurezza. Anche questo, ritengo, è senso di responsabilità».

Scarica il pdf: fabbriche e supermercati ART 140320 2