5 agosto 2020 – Trentino

Scuola. La consulta dei genitori: «Bisesti cambi passo»

Il ritorno tra i banchi.
Di Fiore (Uil): «Classi in più, da 300 sono già scesi a 200»

TRENTO. Anche dopo la quinta commissione che due giorni fa ha messo di fronte l’Assessorato all’istruzione, il Dipartimento della Conoscenza, la Consulta dei genitori, gli insegnanti e gli studenti, resta incertezza sulle precise modalità di apertura delle scuole. Lo riferisce il presidente della Consulta genitori della scuola Maurizio Freschi, che chiede all’assessore Bisesti un cambio di passo: «Abbiamo sempre apprezzato la disponibilità all’ascolto dell’assessore Bisesti, ma ora iniziamo a domandarci se questo ascolto sia genuino o sia soltanto un ascolto “demagogico” per compiacere le aspettative degli interlocutori». Insomma, Freschi non “assolve” l’assessore Mirko Bisesti, non intendendo limitare la sua critica ai dirigenti del Dipartimento della Conoscenza, che ha individuato nel corso degli ultimi mesi come l’ostacolo maggiore per l’individuazione degli adeguati protocolli per il rientro a scuola. Freschi chiede un’accelerazione da parte dell’assessorato: «Si riscontra una costante difformità tra la disponibilità all’ascolto di Bisesti, con le sue esternazioni rivolte ai tecnici del Dipartimento, e il fatto che queste esternazioni non trovano mai concretizzazione. Delle due ipotesi, non sappiamo quale sia la peggiore: o Bisesti ci ascolta senza alcuna volontà di realizzazione, o è totalmente scollegato dagli esecutori tecnici che agiscono senza tenere conto delle indicazioni dell’assessore». Oggetto del contendere è ancora l’incapacità rilevata da Freschi di proporre un piano di rientro a scuola che non si limiti agli scenari estremi, in positivo e in negativo: «Nonostante gli impegni dell’assessorato che ha indicato una serie di scenari “mediani” di contagio, al momento siamo pronti solo per lo “scenario 1”, ovvero normalità totale e tutti a scuola, o lo “scenario 3”, quello del lockdown con didattica a distanza. E anche su questo ci sono molti dubbi, visto che il problema delle reti e delle strumentazioni informatiche non è per nulla risolto». Manca ancora un’articolazione di scenari intermedi, che per quanto previsti su carta, non hanno ancora trovato un’adeguata programmazione: «Cosa succede se un solo studente viene trovato positivo? Si fa il tampone a tutti? Si torna tutti a casa? E se il genitore lavora, come fa ad assicurare il sostegno al figlio piccolo nel corso della teledidattica? A questi interrogativi non c’è risposta», commenta Freschi. Ma quello che è stato riferito alla Commissione non è piaciuto neanche ai sindacati, come spiega Pietro Di Fiore della Uil Scuola: «Il dirigente Roberto Ceccato davanti alla commissione ha parlato di 200 classi in più. A noi avevano detto 300 e poi si era parlato di 270. Ora si scende a 200. E tutto questo perché nell’assestamento di bilancio non ci sono risorse sufficienti. Riducendo il numero di classi a 200 devono assumere circa 150 insegnanti precari in meno. Così risparmiano soldi, ma non assicurano il rispetto delle loro stesse linee guida. Speriamo solo che il Covid emigri e non torni più».

 

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