6 novembre 2016 – Corriere del Trentino
Scuola primaria, i ricorsi si moltiplicano
Venti maestri si sono già rivolti al giudice del lavoro. Altri aspettano le graduatorie. Caos in centinaia di classi
Un caos senza fine.
La scuola elementare trentina rischia di rimanere per mesi in una situazione di forte incertezza.
Oltre al ricorso momentaneamente vinto da Delsa presso il Consiglio di Stato (la pronuncia nel merito è attesa a giugno), un secondo è pendente davanti al giudice del lavoro e altri sono in arrivo. Ennesima dimostrazione della complessità e nel contempo della farraginosità normativa dell’intero mondo scolastico nazionale e locale.
A farne le spese sia gli insegnanti, sempre più vittime di una guerra fra poveri, sia gli alunni e le loro famiglie, incolpevoli destinatari di provvedimenti difficilmente comprensibili.
La sentenza
Cerchiamo di gettare un po’ di luce in questo marasma di norme e sentenze, spesso in contrasto fra di loro.
Partiamo da un dato di fatto: 164 insegnanti diplomati ante 2002 (in possesso di un titolo abilitante) hanno ottenuto di essere inseriti nella graduatoria provinciale grazie a un’ordinanza e a una successiva ingiunzione del Consiglio di Stato.
La Provincia rifarà gli elenchi e, nel giro di qualche giorno, riconvocherà gli aventi diritto a un contratto a tempo determinato.
Entro la fine di novembre gli insegnanti nominati a settembre con riserva saranno sostituiti, con grave disagio per gli alunni. Un carosello di maestri che non depone a favore della buona scuola.
I supplenti
Tutto finito? Nemmeno per idea.
A loro volta con ogni probabilità i ricorrenti lasceranno le supplenze temporanee ottenute dai dirigenti scolastici che, con effetto domino, dovranno nominare nuovi supplenti in virtù delle graduatorie aggiornate. Identica operazione si prospetta per tutte le supplenze assegnate dai dirigenti scolastici sulla base di una graduatoria non più valida.
Di quanti insegnanti si parla? «Impossibile stabilirlo» dichiarano all’unisono Pietro Di Fiore, segretario della Uil scuola, e Stefania Galli, responsabile della Cisl scuola.
Siamo in ogni caso nell’ordine delle centinaia di classi che subiranno il valzer dei maestri. Finora si tratta di una vicenda nota. Come è risaputo che il Consiglio di Stato ha minacciato il commissariamento del dipartimento della conoscenza se la Provincia non eseguirà la sentenza entro trenta giorni.
Eventualità che dovrebbe essere scongiurata se, come il presidente Rossi ha garantito anche in Consiglio provinciale, l’amministrazione di Piazza Dante ottempererà al provvedimento ben prima del mese.
Altre istanze
E in futuro? Venti diplomati ante 2002 hanno presentato ricorso al giudice del lavoro di Trento per ottenere il medesimo risultato. Sostenuti dalla Uil, hanno preferito questa via giudiziaria. La sentenza del giudice Flaim è prevista per febbraio quando probabilmente le sezioni unite della Cassazione avranno chiarito quale magistratura ha competenza in materia, se quella del lavoro o quella amministrativa.
Qualunque sia l’esito, il disagio sarà evidente.
Ma non siamo ancora all’ultimo passaggio. Vi sono altri diplomati ante 2002 che non hanno presentato ricorso. Le sentenze valgono solo per i ricorrenti. «Ricevo spesso telefonate da questi precari — afferma Stefania Galli — finora esclusi dal provvedimento del Consiglio di Stato pur avendo il medesimo titolo e il medesimo diritto. Buon senso vorrebbe che si procedesse a sanare la situazione di tutti, ricorrenti e non. Ma non sempre il buon senso prevale». Se non saranno presi in considerazione, è molto probabile che decidano di presentare un nuovo ricorso a loro tutela.
I tempi
Come è facile comprendere, la vicenda è tutt’altro che conclusa. «La Provincia — commenta Di Fiore — doveva adeguarsi già ad agosto, senza attendere l’ingiunzione. Adesso si troverà a pagare doppio, sia i precari nominati a settembre sia i ricorrenti che chiederanno i danni per il mancato incarico annuale. Il presidente Rossi dovrebbe rispondere di questa sua scelta. Il Trentino è autonomo, non indipendente. Il rispetto delle norme e delle sentenze è doveroso».
«Stiamo giocando sulla pelle dei precari e degli alunni — dichiara Galli — e si dimostra ancora una volta che la scuola non ha pace. Eppure il problema è noto da tempo tanto che sono migliaia i ricorsi di questo tipo in ambito nazionale. Una conclusione positiva si avrà soltanto quando la politica si deciderà ad assumersi la responsabilità di regolamentare il settore. Sarebbe bastato stabilire un punteggio per il diploma abilitante e uno per la laurea. E inserire tutti nella medesima graduatoria».
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