Il T – 02 dicembre 2022

Scuola, riforma delle carriere. Sindacati: meglio gli incarichi

La riforma delle carriere dei docenti illustrata al forum de «il T» dalla sovrintendente scolastica Viviana Sbardella non convince i sindacati. «Piuttosto che introdurre nuove figure, si investa di più per riconoscere in modo adeguato gli attuali incarichi e per crearne di nuovi», afferma il segretario della Uil Scuola Pietro Di Fiore. Gli fa eco la collega della Cgil Cinzia Mazzacca: «Si potrebbero valorizzare i ruoli ricoperti a rotazione». E Monica Bolognani della Cisl contesta il metodo: «Siamo stati tagliati fuori dalla Provincia».
L a riforma delle carriere dei docenti non convince i sindacati. Desta più di una perplessità, a partire dall’idea stessa di introdurre nuove figure professionali, piuttosto «si investa per riconoscere adeguatamente gli attuali incarichi e crearne di nuovi». Ma prima di tutto c’è «amarezza» perché «attualmente i sindacati sono stati tagliati fuori nonostante nella fase interlocutoria sia stato promesso il loro coinvolgimento», afferma la segretaria provinciale della Cisl Scuola, Monica Bolognani, riassumendo anche il pensiero dei suoi colleghi della Cgil, Cinzia Mazzacca, e della Uil, Pietro Di Fiore.
Le aspettative della Provincia sono alte. «Mi aspetto molto dal punto di vista dell’innalzamento della qualità del corpo docente — ha spiegato l’altro giorno al forum de «il T» la sovrintendente scolastica Viviana Sbardella — Questo modello dovrebbe dare vivacità ed energia ai nostri docenti». La riforma, fortemente voluta dall’attuale giunta, prevede sostanzialmente quattro livelli di carriera: l’attuale, il docente esperto, il docente ricercatore e poi, tra le due figure, il docente delegato all’organizzazione (cioè il collaboratore del dirigente scolastico). A regime saranno messi a disposizione circa 2.300 posti, cioè il 40 per cento del totale dei docenti di ruolo. Per il salto di livello — quindi anche per lo scatto retributivo — si dovrà superare un concorso, a cui potranno accedere solo docenti con un determinato profilo. Gli «standard professionali» devono essere ancora definiti. Però la sovrintendente è stata chiara: «Non è una semplice stella sulla divisa, quel 40 per cento avrà tutta una serie di nuovi incarichi (tutor di un gruppo di docenti, responsabile di dipartimento disciplinare, responsabile di un progetto scientifico) volti a migliorare il sistema scolastico nel suo complesso».
Per Di Fiore, invece, non è altro che «l’atavica volontà politica di mettere gradi agli insegnanti nel tentativo di comprimere la liberà di insegnamento. Nulla di rivoluzionario, anzi un ritorno al passato — prosegue — Sembrano i concorsi per merito distinto aboliti cinquant’anni fa, che non facevano altro che produrre spesa, senza comportare necessariamente un innalzamento della qualità dei nostri studenti». E poi «quali sarebbero i criteri e gli indicatori didattici-pedagogici per attestare le competenze? Dove prenderemo le commissioni?», si chiede. Gli strumenti per valorizzare la professione ci sarebbero già. Basterebbe solo potenziarli. «Potremmo pensare ad incarichi temporanei aggiuntivi, e non a tempo indeterminato come le carriere. Oppure — aggiunge il segretario della Uil Scuola — potremmo investire di più sui fondi d’istituto, che già permettono di fare attività per il miglioramento della qualità della scuola, anche attraverso progetti di ricerca».
Il tema c’è però. «Effettivamente si avverte il bisogno di riconoscere la professionalità all’interno della scuola, ma bisogna farlo in modo condiviso — considera Cinzia Mazzacca — Concordo sul fatto che sia un lavoro non adeguatamente riconosciuto, anche economicamente. Ma più che creare carriere, si potrebbero valorizzare maggiormente i ruoli di responsabilità ricoperti a rotazione dai docenti che maturano competenze e formazione». La riforma — che sarà discussa in commissione a inizio 2023 con l’obiettivo di renderla operativa già dal prossimo anno scolastico — prevede invece un nuovo status giuridico per ciascuna delle tre figure professionali. E da questo punto di vista «non so perché la Provincia si ostini ad andare avanti come se fosse una cosa staccata dal contratto — osserva la segretaria della Cgil Scuola — Come saranno distribuiti questi docenti tra le scuole? Come funzioneranno i loro trasferimenti? Mi sembra un modello molto teorico, poco realistico». Fa un esempio. «Si vorrebbe fare un nuovo concorso, ma proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo avuto una riunione sul reclutamento dei docenti ed è emerso che il dipartimento non ha personale a sufficienza per bandire i concorsi: quest’anno faranno solo quelli per i docenti di italiano, educazione artistica e informatica alle medie». Critiche arrivano anche dalla Cisl Scuola, che chiede alla Provincia di «riportare il modello di carriera dei docenti al tavolo negoziale». «La qualità dell’insegnamento si raggiunge dotando gli insegnanti di strumenti adeguati alle richieste sempre più pressanti della scuola contemporanea, in primis un contratto di lavoro che aggiorni la parte giuridica — osserva la segretaria Monica Bolognani — Attualmente non sono previste risorse per l’apertura del rinnovo 2022-2024 dei docenti a carattere statale, i quali sono prigionieri della ruggine normativa, oltre a ricevere retribuzioni inadeguate, nonostante sia stata fatta la richiesta di stanziamento di risorse».

 

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