20 luglio 2020 – Trentino

«Scuola, troppe lacune nel piano della Provincia»

Il rientro in classe a settembre. Perplessi i genitori: «Non sono stati valutati gli effetti sulla salute dei ragazzi». I sindacati lamentano la scarsità delle risorse messe a bilancio

TRENTO. Sono arrivate. Le linee guida per la ripresa della scuola finalmente sono state elaborate e ci sono anche gli scenari diversificati in base all’andamento del tasso dei contagi, come richiesto dalle famiglie dei ragazzi. Però il piano rischia di restare solo un’enunciazione vuota, dal momento che mancano i dati concreti, come spiega il presidente della Consulta dei genitori Maurizio Freschi: «Sono estremamente preoccupato. La politica ha fatto il suo lavoro, ma ora mancano le decisioni dei tecnici. Non sappiamo quando e con quale tasso di contagio si passerà da uno scenario all’altro. Mi sembra che il Dipartimento Istruzione stia navigando a vista. Ha fatto il suo compitino, ma non si vede capacità di affrontare un’eventuale emergenza. E ci sono ancora gravi lacune. Si dà per scontato che si torni alla didattica a distanza in caso di ripresa del virus, ma non sono stati valutati, come noi avevamo richiesto, gli effetti sulla salute dei ragazzi».
Chiara Agostini, prima firmataria della petizione «Per una scuola reale» che ha raccolto 6 mila firme per il ritorno in classe, chiede maggiore attenzione per i ragazzi: «Si parla degli insegnanti, dei dirigenti, degli istituti scolastici, dei sindacati, perfino delle famiglie, dimenticando che alla fin fine, quelli maggiormente coinvolti da queste decisioni e a cui dovrebbe essere rivolta l’attenzione primaria, sono i bambini, unici veri fruitori del servizio scolastico».
Ci si è dimenticati dei bambini e dei ragazzi per troppo tempo, osserva Chiara Agostini che è delusa dal fatto che il ritorno a scuola per tutti ci sarà solo con contagio pari a zero: «Tutte le attività sono ripartite, ma non la scuola, le cui porte sono rimaste precluse ai bambini a partire da quel lontano 6 marzo, durante il quale gli studenti hanno frequentato il loro ultimo giorno dell’anno scolastico 2019-2020, senza sapere che fosse l’ultimo. I bambini chiedono semplicemente di poter rivedere i loro amici, le loro maestre, le loro aule. Chiedono di poter giocare e continuare ad imparare senza rinunciare alla loro allegria e al loro modo spontaneo e naturale di rapportarsi con gli altri. I bambini hanno diritto a una scuola reale, la chiedono e la meritano. Purtroppo, leggendo il piano di rientro a scuola previsto per settembre, uscito il 17 luglio dopo numerose sollecitazioni, scopriamo che la nostra richiesta sarà accolta solo in caso di un numero di contagi pari a zero, un’eventualità molto remota. Una scelta che, ancora una volta, penalizza il mondo della scuola e non tiene in considerazione i bisogni dei bambini, né la richiesta di oltre 6 mila cittadini».
Pietro Di Fiore, segretario della Uil Scuola sottolinea che le risorse previste non sono sufficienti per assicurare il rientro di tutti i ragazzi in classe: «È positivo che sia stato fatto un piano con quattro scenari che tengono conto dell’evoluzione dell’epidemia. Ma le risorse ci sembrano poche. Nei primi incontri si parlava di una forchetta tra i 45 e i 60 milioni di euro. Poi hanno deciso per l’ipotesi minore. Ma per assicurare il rientro di tutti occorre personale, sia docenti che assistenti. Basta fare un rapido calcolo per vedere che i 45 milioni non bastano. Per questo auspichiamo che si salga verso i 60 milioni con l’assestamento di bilancio. Sulla scuola non si può andare al risparmio».

 

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