21 gennaio 2018 – Corriere del Trentino
SCUOLA E UNIVERSITÀ: REGIONE FANALINO DI CODA
Busato e la scarsità di laureati: «Pochi profili di livello elevato
Costretti a guardare fuori»
Le considerazioni sono due. La prima è positiva: il tasso di disoccupazione, in Trentino, è pari alla metà delle soglie nazionali. «Le nostre aziende sono riuscite ad assorbire i profili professionali presenti sul territorio», ricorda Roberto Busato. Ma la seconda riflessione del direttore di Confindustria è meno entusiastica: a mancare, in loco, sono profili altamente specializzati. Laureati, per essere chiari. «C’è carenza di alti profili, che quindi vengono ricercati fuori regione ed è un peccato», dice. «Un mismatch —così come lo definisce Stefan Pan, vicepresidente nazionale di Confindustria con delega alla coesione territoriale — Ovvero imprese che offrono posti altamente qualificati e remunerati ma che non trovano giovani con la formazione adeguata». Di qui l’esortazione: «Investire nella specializzazione di alto livello». A dare contezza della minor propensione a proseguire gli studi sino alla laurea è l’Istat (Corriere del Trentino di ieri). Nel caso dei residenti in Trentino, tra i 19 e i 25 anni il tasso di iscrizione all’università (in qualsiasi sede nazionale) è del 33,1%, in Alto Adige del 13%. Per quanto riguarda il tasso di scolarità, ossia i giovani tra i 14 e i 18 anni che frequentano licei o istituti tecnici (istituti professionali esclusi), a Trento la stima è del 78,4% e a Bolzano del 67,5%. La media regionale, pari 72,8%, è la più bassa d’Italia (la media nazionale è del 92,8%, nel Nordest del 90,1%). «Dobbiamo guardare il dato da due punti di vista—premette Roberto Busato — Abbiamo tassi di disoccupazione che sono pari alla metà delle altre regioni: da noi le aziende hanno assorbito i profili disponibili». Perlopiù rispondendo alle esigenze delle aziende locali: «Il territorio trentino è costituito soprattutto da piccole e medie imprese che hanno bisogno di competenze primarie — spiega ancora — Di conseguenza tanti giovani scelgono percorsi professionali e non continuano con l’università». Viceversa, nell’analisi di Busato, «in altre regioni i giovani sono portati a frequentare percorsi accademici per amplificare le occasioni di occupazione ». Fin qui la nota positiva. «Dall’altra parte — prosegue il direttore generale degli industriali— posso evidenziare che in Trentino c’è carenza di profili di alto livello e le aziende purtroppo devono cercare altrove, in altre regioni». Per rispondere a pieno agli imperativi dell’industria 4.0, seguendo il ritmo del ragionamento, Busato suggerisce «di continuare a investire nella formazione di altissimo livello». «Aspetto, va detto, su cui insistiamo già da tempo — precisa — Da anni lo facciamo collaborando con l’ateneo di Trento, specie nella meccatronica e nella definizione congiunta di piani di studio». Di più: da pochi mesi a Palazzo Stella è attivo il digital innovation hub «uno sportello che offre supporto formativo alle imprese». «Siamo sulla buona strada, si tratta quindi di proseguire e investire nelle professionalità più alte». Sin dal principio. «Ovvero nell’orientamento», rimarca Busato Già presidente di Assoimprenditori, oggi vicepresidente nazionale di Confindustria nonché presidente regionale di Confindustria Trentino Alto Adige, Stefan Pan condivide l’analisi di Busato. «Esiste un mismatch — premette — ossia imprese che offrono posti altamente qualificati ma che non trovano giovani con una formazione adeguata. D’altra parte, tuttavia, a livello nazionale la disoccupazione giovanile è ancora molto alta e ci troviamo davanti a un eccesso di offerta formativa che non trova sbocco». Una sorta di paradosso. «Ciò che dobbiamo fare — prosegue — è dare dignità alla formazione anche pratica». Tra i principali promotori del sistema duale altoatesino, Pan ipotizza un nuovo paradigma: «Le fabbriche non devono essere più rappresentate come una ciminiera fumante, oggi sono luoghi d’intelligenza, di scienza e tecnica applicate». Il modello dell’alternanza, rimarca Pan, può quindi essere esportato ed elevato sino al ciclo universitario: «Gli atenei della nostra regione hanno già fatto molti passi avanti e in futuro se ne potranno fare molti altri — conclude — avvicinando l’università al territorio e alle imprese». Sul tema interviene anche Walter Alotti, segretario provinciale della Uil, che in una rimarca come «un buon sostegno allo studio è vitale, in particolare laddove i ragazzi si dimostrano studenti meritevoli alle scuole superiori o manifestano, con l’avvicinarsi del diploma, una propensione o una concreta e autonoma volontà a proseguire gli studi. La Provincia, dal canto suo, ha invece agito decurtando le borse e introducendo un’impostazione che non condividiamo con i nuovi tanto decantati Piani di accumulo. Le borse di merito varate lo scorso autunno ci avevano fatto confidare in un ravvedimento dell’assessora Ferrari dopo l’affossamento del Fondo Giovani e del prestito d’onore, ma l’istituzione di questi Piani, associata a un tanto rilevante calo degli iscritti all’università non ci fa ben sperare per il futuro».
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