17 marzo 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Senza lavoro, pronti 60 milioni

Fino a 60 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali dei lavoratori trentini. Il decreto Cura Italia approvato ieri ha sbloccato risorse economiche che i sindacati trentini stimano in 46 milioni per i lavoratori della Provincia. Risorse che si vanno ad aggiungere ai 14 milioni già previsti nel Fondo di solidarietà del Trentino. «Si tratta di una buona notizia – dichiarano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti –, una boccata d’ossigeno per lavoratori e imprese trentine in questa difficile fase economica». «Ci aspettiamo una ripartizione delle risorse proporzionale a quella delle altre Regioni. Una volta identificata la cifra che arriverà da Roma, decideremo come intervenire a livello di Provincia», ha commentato il presidente Maurizio Fugatti.
Grazie a queste risorse il Fondo potrà erogare integrazioni salariali ai lavoratori dipendenti sospesi. Sono previste 9 settimane di integrazione salariale pari all’80% della retribuzione con un tetto massimo di 1.130 euro mensili in caso di sospensione totale dell’attività. Il decreto semplifica le procedure e consente lo spostamento in avanti dei termini delle domande senza oneri per le imprese. Per Cgil Cisl e Uil è positivo anche il sostegno al reddito di 600 euro per il mese di marzo dedicato a lavoratori stagionali e partite Iva e professionisti e che potrebbe essere rifinanziato in aprile. «Sul fronte lavoro abbiamo chiesto alla Provincia di fare la propria parte. Ci aspettiamo nuove risorse per Agenzia del lavoro e che si garantisca l’accesso al credito alle nostre imprese».
Il problema più urgente da risolvere è il reperimento delle mascherine. In un incontro con sindacati e Provincia, Confindustria Trento ha stimato in 130 mila pezzi il fabbisogno per i propri operai, mentre i sindacati hanno ribadito che senza dispositivi non si può lavorare. La Provincia sta valutando lo stanziamento di un milione e mezzo di euro per incentivare la riconversione di alcune imprese verso la produzione di mascherine.
Le proteste, intanto, continuano. Gli operai di Sapes e Mariani stanno attuando lo sciopero ad oltranza indetto la settimana scorsa, mentre Siemens transporter e Coster hanno protestato per le ultime due ore del loro turno. Una scelta che hanno preso anche gli operai della Fly di Grigno per la giornata di oggi. «Ci sono discussioni in corso in molte aziende – racconta Manuela Terragnolo, segretaria Fiom Cgil –, potrebbero essere dichiarati altri scioperi». Ieri mattina anche i dipendenti del punto vendita Orvea a San Pio X di Trento hanno deciso di incrociare le braccia per un’ora, uscendo in strada e mantenendo le distanze di un metro. «Le mascherine a disposizione non sono quelle adatte – racconta Enzo Casagranda di Usb –. I problemi sono vari: dal contingentamento all’entrata deficitario a una sanificazione non sufficiente, per arrivare a una richiesta di riduzione degli orari a cui l’azienda non risponde». E le lamentele arrivano anche dalle 1.500 addette al servizio di pulizia di case di riposo e ospedali impiegate in Trentino. «Svolgono compiti essenziali e delicatissimi venendo pagate solo 7 euro lordi l’ora – dicono Paola Bassetti, della Filcams del Trentino e Francesca Vespa della Fisascat –. Nonostante manchino le mascherine e la paura di essere contagiate sia tanta, queste lavoratrici stanno dimostrando un grande senso di responsabilità».

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