12 maggio 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

I sindacati: «Più coraggio sui diritti civili»
Preferenza di genere, la maggioranza: «Egoismo delle minoranze». Dal ’48 solo 23 elette in consiglio

 

Il giorno dopo la debacle in consiglio sulla doppia preferenza di genere, con la scelta di ritirare il disegno di legge di fronte al muro ostruzionistico delle minoranze, nella maggioranza tutti esprimono «rammarico». «Le donne in consiglio provinciale sono6su35(4delPd,edal1948 a oggi sono state appena 23 su 535», ricorda il capogruppo del Pd Alessio Manica, «i numeri descrivono in maniera drammatica la sotto rappresentanza delle donne nell’istituzioni trentine, bastano questi due numeri per capire come il Trentino avesse bisogno che la proposta per la doppia preferenza di genere diventasse legge. Continueremo a batterci contro l’egoismo di certa politica e contro la triste rappresentazione del Trentino che in questi anni certe minoranze hanno voluto dare in materia di diritti civili e sociali». La scelta di ritirare il disegno di legge ha prodotto una frattura anche nel Pd, con Donata Borgonovo Re che aveva difeso la linea di restare in aula ad oltranza, e ha abbandonato i lavori quando Rossi ha annunciato invece il ritiro della legge: «Quello che ho detto in aula lo penso anche oggi. La distanza purtroppo è evidente». Un gesto il suo che non è piaciuto al capogruppo: «Capisco il coinvolgimento emotivo, ma è stato faticoso per tutti. La maggioranza ha fatto un percorso maturo e poi ha preso una decisione».

Upt e Patt. Ieri con due distinti comunicati sono intervenuti anche Upt e Patt, i partiti più tiepidi sulla doppia preferenza. «Nessuno di noi è contento del ritiro della legge riguardante la doppia preferenza di genere. Il nostro partito si rammarica anzi profondamente per questo epilogo poiché sperava si potesse giungere alla definizione di un sistema elettorale più sensibile alla parità», scrive il capogruppo Upt Gianpiero Passamani. «L’Upt ha appoggiato questo ddl fin dalla sua proposizione nel programma elettorale del 2013», prosegue Passamani. In realtà va ricordato che a settembre 2016 fu proprio l’Upt, nel vertice di maggioranza al Rifugio Maranza, a prendere le distanze dal disegno di legge con l’assessore Mauro Gilmozzi che rivendicava come «la pluralità di scelta è un valore». Anche il gruppo del Patt ieri ha espresso «il più profondo rammarico per il ritiro del ddl», «il fatto di non essere riusciti a portare ad un positivo compimento l’iter della legge a causa dell’ostruzionismo di alcune forze di minoranza denota, da parte di queste ultime, una mancanza di rispetto nei confronti del programma elettorale che ha portato il centrosinistra autonomista a vincere nel 2013». Anche in questo caso, la memoria corre allo scorso febbraio, quando la consigliera Chiara Avanzo (firmataria del ddl) accusò i colleghi Ossanna e Giuliani di aver «tradito un impegno» dopo aver visto i loro “mi piace” al post su Facebook in cui Matteo Molinari definiva la doppia preferenza «sessista e antidemocratica. E il segretario Franco Panizza dichiarava: «A nessuno piace il principio della preferenza di genere, è imbarazzante».

I sindacati. Ieri mattina in piazza Dante Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato delusione e sconcerto per come si è chiuso l’iter sulla doppia preferenza. «Sulla democrazia paritaria e la doppia preferenza di genere incassiamo una pesante sconfitta. Siamo, però, consapevoli che il percorso democratico è lungo e fatto di tante battaglie. Ne abbiamo persa una, ma riaffermiamo la nostra volontà e il nostro impegno per fare ripartire il dibattito sulla parità e in generale sui diritti civili in Trentino», hanno detto i segretari Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. Il presidio a cui ha partecipato anche il Comitato Non Ultimi si è concluso con un incontro in sala Rosa con il presidente Ugo Rossi e la maggioranza. I sindacati hanno criticato l’ostruzionismo delle minoranze ma anche contestato «poca coesione e troppa timidezza della maggioranza sui diritti civili».

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