Stati generali del Lavoro. Adesso si costruiscano priorità condivise Cgil Cisl Uil: positiva esperienza di confronto, ma su politiche attive, contrattazione e retribuzioni, giovani e donne, valorizzazione dei lavoratori pubblici ci attendiamo risposte
Avanza verso la conclusione il confronto degli Stati generali del Lavoro. Un’esperienza che Cgil Cisl Uil giudicano positiva per gli spunti emersi e che, se tradotti in azioni condivise, potranno produrre esiti significativi sulle dinamiche occupazionali locali. “E’ tempo adesso di fare sintesi costruendo un insieme di priorità condivise su cui incentrare le azioni future”, sottolineano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi che rappresentano Cgil Cisl Uil al tavolo di lavoro.
Il primo aspetto su cui le tre sigle pongono l’accento è la valorizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici del sistema pubblico locale, dalla sanità alla scuola, dalla pubblica amministrazione ai servizi di emergenza. “Tutte queste figure professionali, soprattutto in questi due anni di pandemia, hanno garantito alla sanità e ai servizi pubblici di funzionare, alla scuola di continuare a restare aperta. Senza il loro lavoro il sistema dell’autonomia non avrebbe retto e non avrebbero funzionato le imprese e i servizi privati – incalzano Zabbeni, Pomini e Tomasi -. Per questa ragione è ora di lasciare da parte la demagogia e riconoscere il valore di questi lavoratori. Ci attendiamo che gli Stati generali prendano posizione su questo tema”.
Altro nodo cruciale è la contrattazione. Per Cgil Cisl Uil incentivare la contrattazione e sconfiggere la piaga dei contratti pirata. “Non può accadere che chi aumenta i propri guadagni comprimendo diritti e salari dei lavoratori riceva incentivi pubblici”.
C’è poi la questione della qualità del lavoro e delle politiche attive che vanno rafforzate per sostenere i lavoratori in transizione, ma anche per ridurre il gap tra domanda e offerta di occupazione. In tal senso è fondamentale che gli Stati Generali mettano nero su bianco la priorità di un sistema virtuoso in cui i sostegni economici si intrecciano alle condizionalità e allo stesso tempo un sistema adeguato di certificazione delle competenze. “Perché tutto ciò non sia uno spot, serve potenziare anche i centri per l’impiego. Senza personale competente e in numero adeguato difficilmente si potrà concretizzare una reale ed efficace presa in carico di chi cerca occupazione”. Non si può parlare di qualità del lavoro senza toccare il tasto delle retribuzioni, in Trentino sotto la media del nordest. “Bisogna sostenere la contrattazione per migliorare le condizioni di lavoro, anche economiche. Altro tassello chiave è il mondo delle imprese: senza aziende in grado di attrarre manodopera qualificata sistema è destinato a fallire nel lungo termine. “Servono politiche industriali selettive, che incentivino gli imprenditori a fare innovazione e dunque, ad essere all’altezza delle transizioni in atto, tecnologica, digitale e ambientale”.
Cgil Cisl Uil si attendono anche interventi reali per ridurre la precarietà dell’occupazione, in particolare di giovani e donne. “E’ ora di porre un freno all’uso improprio dei tirocini così come è tempo di mettere in campo delle misure che incentivino le donne a restare sul mercato del lavoro”.
Infine il nodo dei lavoratori stranieri. “Non si può parlare del futuro del mercato del lavoro trentino senza affrontare questo aspetto. L’integrazione degli immigrati è essenziale per far funzionare la nostra economia sia per la ripresa in atto sia perché anche la nostra provincia deve far fronte ad un serio problema demografico. Quindi la manodopera straniera non può che essere un valore aggiunto per il nostro sistema produttivo”, concludono.
Trento, 7 dicembre 2021
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