l’Adige – 17 novembre 2023

Stipendi e pensioni, differenza minima. Nel privato un dipendente incassa solo 813 euro in più

TRENTO – Raggiunge il livello di 20.738 euro la retribuzione media lorda annua dei dipendenti del settore privato in Trentino, come emerge dai dati dell’Osservatorio Inps riferiti a fine 2021 che individua la stragrande maggioranza dei lavoratori. Secondo le rielaborazioni della Cgia di Mestre pubblicate l’altro giorno i circa 137mila stipendiati trentini non pubblici guadagnano mediamente il 5,2 per cento in meno della media nazionale, ovvero 1.130 euro l’anno. Disarmante il confronto con i colleghi bolzanini, rispetto ai quali c’è un gap medio di 2.706 euro l’anno, quasi due mensilità.
Interessante, a questo punto, fare il confronto con l’importo medio delle pensioni di vecchiaia agli ex lavoratori dipendenti del settore privato. Dallo specifico Osservatorio dell’Inps risulta che la retribuzione media mensile ai 49.837 pensionati (anno di riferimento 2023) è di 1.532,67 euro, pari a 19.925 euro l’anno. Significa che un ex dipendente del settore privato guadagna 813 euro all’anno in meno di un attuale lavoratore dello stesso settore. Questo perché un tempo si andava ”a riposo” con il sistema retributivo (ovvero recependo un assegno calcolato sulle ultime buste paga), mentre poi è stato introdotto il sistema contributivo (pensione in base ai contributi versati). Attenzione, poi: nei quasi 50mila pensionati è compresa una quota di persone decisamente in là con l’età, la cui pensione abbassa la media dei 19.925 euro.
Significa, in pratica, che un neopensionato “rischia” di guadagnare di più di chi attualmente lavora. Può suonare strano, ma è così. Non per nulla, anche nei giorni scorsi commentando i dati sull’inflazione e in modo particolare l’aumento medio del 10,6 per cento del cosiddetto “carrello della spesa” i sindacati confederali trentini sono tornati ad insistere sull’urgenza di avviare sia a livello locale sia nazionale una nuova stagione di rinnovi contrattuali.
In particolare, riferendosi al presidente Fugatti e alla nuova giunta provinciale, Cgil, Cisl e Uil ribadiscono l’urgenza di mettere in cima alle priorità di governo una politica dei redditi che ridia fiato alle famiglie. Per i sindacati «bisogna intervenire sull’Icef indicizzando l’indicatore al costo reale della vita. Altrimenti di fatto la Provincia contribuisce ad impoverire famiglie con figli, disabili, anziani non autosufficienti e inquilini a canone sociale, proprio nel momento in cui è fondamentale sostenere il potere d’acquisto eroso dall’inflazione».
Dall’Osservatorio Inps sulle pensioni emerge che nel complesso le pensioni di vecchiaia pagate mensilmente nel corso 2023 sono 94.199, per una media di 1.337,81 euro al mese (17.391,53 euro all’anno). Ad abbassare il dato sono gli assegni ai 41.797 lavoratori autonomi che in media valgono 1.056,29 euro al mese (13.732 euro l’anno).
Sono invece 2.251 i pensionati che cumulano gli assegni di due o più precedenti lavori. Per loro l’importo medio mensile è 2.156 euro (28.036 euro l’anno).

Scarica il pdf: ADIGE retribuzioni 171123