26 novembre 2020 – Trentino

SVEGLIA, FACCIAMO IL NUOVO OSPEDALE

Nello scorrere della nostra quotidianità, abbiamo l’impressione di vivere vite sospese, a progettualità limitata e di poter contare solo su noi stessi e sulla prevenzione per poterci difendere da questo virus, particolarmente aggressivo con le fasce più deboli della società. Siamo costretti all’autodifesa non sentendoci sufficientemente protetti da un sistema sanitario che – nelle fasi più acute dell’emergenzasembra ogni volta avvicinarsi pericolosamente al collasso. Così sono molti gli anziani che evitano oggi di uscire di casa, per non incorrere in infortuni e finire al pronto soccorso, per paura di finire contagiati all’interno di quelle strutture che dovrebbero tutelare invece la loro salute. E del resto, ogni giorno, assistiamo con ansia all’aumento dei ricoveri chiedendoci fino a quando l’intero sistema potrà reggere. A marzo, durante la prima ondata della pandemia, abbiamo assistito ad un momento davvero umiliante per il sistema sanitario nazionale e provinciale, con la raccolta di donazioni pubbliche e private volte a garantire ai nostri ospedali risorse sufficienti per gestire l’emergenza sanitaria. Una situazione davvero indegna per un sistema di welfare – come quello trentino – ritenuto da sempre moderno ed efficiente. Per questo, con coraggio e determinazione, l’amministratore pubblico a tutti i livelli dovrebbe tornare alla progettazione e ad investire nella sanità pubblica. Per quanto riguarda la nostra realtà, Trento attende ormai da un decennio la costruzione di un nuovo ospedale tra bandi di gara, ricorsi e controricorsi. Giustamente, c’è chi vorrebbe azzerare gli ultimi trascorsi e ripartire da zero, con un nuovo bando. Ad oggi, in piena emergenza, da comune cittadino, verrebbe da chiedersi se il progetto del quale si discute la realizzazione, è corrispondente alle nuove esigenze emerse nella gestione della crisi pandemica. Come è stata pensata la distribuzione degli spazi all’interno della nuova struttura? Quale sarà la distribuzione dei reparti? Sono state predisposte aree per la vaccinazione di massa? Il distanziamento sarà garantito? Esistono Paesi nei quali il sistema sanitario ha retto davanti all’emergenza e altri capaci di reagire con la realizzazione a tempo record di ospedali e strutture sanitarie. Non si vuole citare ad esempio di efficienza l’ospedale di Wuhan, costruito in dieci giorni, nel bel mezzo della crisi, oppure quello di Nur Sultan -capitale del Kazakhistan realizzato in 13 giorni, perché non vogliamo nemmeno prendere in considerazione l’idea che uno stato autoritario possa dare lezioni alla nostra democrazia per quanto riguarda la gestione della crisi sanitaria e la costruzione di edifici di pubblica utilità. È del tutto evidente, infatti, come dietro alla velocità di realizzazione di queste opere si nascondano il mancato rispetto delle normative di sicurezza, turni di lavoro fuori controllo e il mancato rispetto dei più elementari diritti sindacali. Tuttavia, la vicenda del cosiddetto NOT, rispetto alla quale molto si è parlato e scritto, è esemplare rispetto alle lungaggini e ai ritardi della burocrazia italiana, e di come questi stiano creando un danno anche ai cittadini trentini, spaventati dall’incedere della pandemia. Chi scrive, vuol credere che possa esistere una via di mezzo tra il dirigismo di uno regime totalitario e i meccanismi di aggiudicazione dei lavori in appalto che stanno bloccando la realizzazione delle opere necessarie per le nostre comunità.
La democrazia, ha sicuramente i propri tempi, ma alla fine deve saper decidere per il bene della collettività. Il rischio altrimenti è quello di trovarsi impreparati nella gestione delle emergenze, a cercare di tamponare le falle del sistema, senza progettualità né visione d’insieme. Un rischio che non possiamo più permetterci di correre.
* Segretario FENEAL UIL del Trentino

 

Scarica il pdf: NOT ART 261120