11 febbraio 2020 – Trentino

Tra docenti e genitori conflitti crescenti in nome dei (sacri) figli

Il Caso della settimana. Cause in tribunale per (presunte) mancate sorveglianze, chat di gruppo critiche verso i metodi di insegnamento, sempre meno attività didattica all’esterno: così “traballa” la delega educativa alla scuola

TRENTO. Ma dov’è finita la fiducia nella scuola come luogo di crescita personale del giovani? La delega didattica dei genitori ai docenti non è più in bianco. Da tempo. Anzi, è piena di clausole che la rendono ormai più simile a un contratto da far valere in tribunale che non a un patto basato sull’affidamento.
Perché parliamo di questo? Lo facciamo perché la settimana scorsa abbiamo dato la notizia di due insegnanti portate in tribunale dai genitori di un bimbo di 10 anni che durante una gita si era slogato la caviglia. L’accusa era di omessa vigilanza ma le due maestre sono state assolte: secondo il giudice si erano comportante correttamente e i genitori erano stati un po’ troppo frettolosi nella querela.
Pensate che i casi di conflitto genitori-docenti siano rari e quello di prima sia un caso limite? Tutt’altro e chiunque è iscritto ad una chat di whatsapp di classe lo può testimoniare.
Sempre meno gite
«L’insegnante deve sempre dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare incidenti. Succede, però, che i docenti si stiano stancando di difendersi e quindi preferiscano starsene a scuola senza correre rischi. Il risultato? Che in questi anni stiamo assistendo ad un evidente calo dell’attività didattica all’esterno» spiega Cinzia Mazzacca, responsabile scuola della Cgil. «Rispetto a possibili incidenti le scuole e la Provincia hanno attivato assicurazioni che coprono i danni. Eppure sembra che i genitori non si accontentino di questo, ma vogliano andare più a fondo, vogliano andare in tribunale per ricavare magari qualche soldo in più. Questo noi lo stiamo registrando» insiste Mazzacca.
In questi anni ricorda la sindacalista si sono registrate decine di querele o accuse che per poco non sono finite in tribunale. Situazioni che non hanno per fortuna avuto la luce dei riflettori ma che hanno contribuito a generare in alcuni docenti (generalizzare sarebbe sbagliato) la sensazione di non sentirsi liberi, stimati o sorretti dai genitori nel percorso didattico che stanno affrontando insieme ai ragazzi: «Questo si ripercuote sull’attività delle scuole, con gite in meno, uscite in meno, attività in meno che non fanno altro che impoverire l’offerta formativa di cui, a essere vittime, non sono mica gli insegnanti, ma gli studenti» sottolinea Mazzacca.
Pochi soldi, tante responsabilità
Anche perché, se volessimo metterla sotto l’aspetto economico, beh, nemmeno qui gli insegnanti possono sperare di trovare le giuste motivazioni per assumersi responsabilità ulteriori. «Sa quanto prende un docente per una giornata intera di accompagnamento? Prende 41 euro lordi in più rispetto al suo stipendio. Vuol dire 20 euro netti circa per stare tutto il giorno attento, in guardia e col rischio che succeda qualcosa. Oltretutto sapendo di avere gli occhi addosso dei genitori che sono pronti in qualsiasi momento a puntarti il dito contro. Il gioco non vale la candela» spiega Mazzacca.
Le chat dei genitori
Chiunque abbia un figlio a scuola sa di cosa parliamo: le fantomatiche (e temutissime
dai docenti) chat di classe su whatsapp. Un modo comodissimo per comunicare che si trasforma spesso per colpa di pochi in un enorme contenitore di critiche, consigli non richiesti e delegittimazione dell’attività del (o dei) docenti. «La libertà di insegnamento è garantita dalla Costituzione spiega Mazzacca e l’importante è il risultato. Il docente ha la libertà di muoversi per la propria strada. Le chat sono un incubo per i docenti, sono i contenitori di critiche e giudizi senza entrare nel merito. Peccato che poi, questi “leoni da tastiera” ai consigli di classe o alle riunioni con i docenti raramente si presentino di persona».
Un tempo non era così…
Facile dirlo oggi, ma un tempo era un tempo e oggi è oggi. «Però – ricorda Pietro Di Fiore, segretario della Uil Scuola – io ricordo che mia madre non mi appoggiava mai davanti ai docenti per non delegittimarli. Io pensavo desse sempre ragione a loro, ma ho scoperto più tardi che invece qualche piccola rimostranza l’aveva portata avanti. Ma non davanti ai miei occhi. Purtroppo viviamo in un tempo in cui ogni genitore tende ad occuparsi dell’interesse privato del proprio figlio, anche a discapito del bene comune dell’intera classe. C’è una crescente svalorizzazione del ruolo dei docenti. Ai genitori rivolgo un appello: sappiate che danneggiate i vosti figli».

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