03/05/2019
Università. L’espansione delle risorse sia l’occasione per implementare il sostegno, ma anche la partecipazione
Apprendiamo dell’aumento del gettito all’Università di Trento che, grazie all’incremento del 12,4% delle tasse studentesche in bilancio, chiude il bilancio in attivo, con un notevole avanzo (21,4 milioni). Prendiamo poi atto dell’impegno del Rettore a foraggiare i dipartimenti di eccellenza e ha investire nel piano strategico a lungo termine, nonché della doverosa promessa di abbassare le tasse se l’andamento positivo dovesse consolidarsi nei prossimi anni.
Quello che ci sorprende, e ci lascia un po’ perplessi, è la spiegazione adottata per giustificare questa lievitazione delle entrate. Sembra che gli studenti, con tempismo perfetto, visto il parallelo innalzamento della tassa massima, abbiano omesso di ricorrere allo strumento che valuta la propria situazione economica (e permette di accedere a prestazioni sociali agevolate, pagando quindi meno tasse) quando si è trattato di passare dal modello ICEF a quello ISEE. Ecco quindi che ben il 38,8% degli iscritti all’Università trentina si trova a pagare la tassazione massima peraltro, appunto, appena aumentata.
Alla luce di questo evento quantomeno anomalo, visti anche i precedenti discutibili tagli ad alcune forme di Borse di studio provinciali come il Fondo Giovani (bando 5B) e il prestito d’onore e vista la sicurezza del Rettore nel garantire la continuità futura dei finanziamenti ministeriali e provinciali (che intanto calano del 2,9%, ma per il rettore si tratta di “una semplice oscillazione contabile”), non si capisce perché non si possano rimettere subito queste risorse in avanzo nelle mani degli studenti più bisognosi attraverso varie forme di aiuti economici, in primo luogo le borse di studio della stessa università.
Rimangono quindi dei punti oscuri ai quali si adducono caliginose spiegazioni, ma si tratta evidentemente di pane per i denti del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio. Perché, dunque, come la UIL propone da tempo, non introdurre la rappresentanza del personale tecnico amministrativo e dei ricercatori nel CDA? Parliamo di oltre 700 lavoratori, relegati nella pletorica e inutile “Consulta del personale”, privi di una degna e significativa rappresentanza. Non stiamo certo suggerendo di istituire un Soviet ma, per usare le parole dello stesso Rettore, di “rafforzare i legami con la realtà locale e rendere incisivi gli strumenti pensati per il rapporto col territorio”. Questo aiuterebbe a rendere più chiare e condivise le scelte strategiche come i piani di finanziamento a lungo termine adottati in questi recentissimi (e inaspettati) tempi di “vacche grasse”.
Alotti Walter Di Fiore Pietro
Segretario Generale Segretario Regionale
Uil Uilscuola- Rua del Trentino
Scarica il pdf: università COM 030519
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