07 febbraio 2022 – l’Adige

Ventimila euro per i più piccoli

Oltre ventimila euro. Anzi, per la precisione 20.141,81 euro. Questo l’incredibile risultato della campagna straordinaria di raccolta fondi “A riflettori spenti – Sos Afghanistan”, lanciata lo scorso 23 novembre da Arci del Trentino, Emergency gruppo Trento, Fondazione Sinistra Trentina, Acli Trentine, Cgil, Cisl e Uil del Trentino. Un lavoro in forte sinergia che consentirà ora di utilizzare i fondi, raccolti da Arci del Trentino e dalla piattaforma di crowdfunding “Produzioni dal basso”, per sostenere il centro chirurgico-pediatrico di Anabah, nella valle del Panshir, intitolato a Valeria Solesin e gestito da Emergency. Quest’ultima associazione ha iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1999 curando più di sette milioni di persone con tre centri: in particolare, quello di maternità di Anabah, a nord del Paese, è stato aperto nel 2003.
La necessità di una struttura simile era ed è ancora evidente per chi conosce alcuni particolari statistici dell’Afghanistan, territorio in cui la mortalità materna è 99 volte più alta di quella registrata in Italia ed il tasso di mortalità infantile 47 volte più alto. Ad oggi comunque, con oltre 445 mila persone curate (donne e bambini) e più di 68 mila bambini nati proprio in quella struttura, l’incredibile utilità di quel centro è sotto gli occhi di tutti. Ed i servizi offerti sono di primaria necessità: assistenza ginecologica, ostetrica e neonatale, oltre all’assistenza prenatale che permette di monitorare le gravidanze e curare tempestivamente eventuali patologie. «Stiamo attraversando un momento difficile – ha spiegato Fabrizio Tosini, coordinatore del gruppo trentino di Emergency – Ad agosto ci ha lasciati Gino Strada e la pandemia ha complicato le nostre attività di sensibilizzazione e di raccolta fondi. Ecco perché questa dimostrazione di vicinanza è ancora più preziosa: ha tenuto vivo un pensiero oltre i nostri confini e confinamenti». Ed anche Andrea La Malfa, presidente di Arci del Trentino, ha aggiunto: «Grazie a coloro che hanno risposto a questo nostro appello: significa che, anche se di Afghanistan si parla ormai poco sui media nazionali, nella popolazione c’è sensibilità ed attenzione». Manuela Faggioni, per Cgil Cisl Uil, ha concluso: «Questa, comunque, resta la tappa di un percorso più lungo: il Paese sta soffrendo per le privazioni materiali, ma anche per il disconoscimento dei diritti fondamentali».

 

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