03 maggio 2020 – Trentino

Walter Alotti: «Il Bond è indispensabile: Trento deve muoversi subito»

Il dibattito. Il segretario della Uil sostiene l’ipotesi di rivolgersi al mercato per reperire risorse «Si usi Mediocredito e si privilegi il risparmio trentino. Investire in energia e mobilità green»

TRENTO. Segretario Walter Alotti, voi della Uil ormai da anni chiedete (inascoltati) alla politica di aver più coraggio in tema di reperimento di risorse e di utilizzare il sistema del bond provinciale approfittando dell’ottimo rating della Provincia. Ora il tema è ritornato di forte attualità con l’ipotesi di un bond regionale che finanzi investimenti a medio e lungo periodo per sostenere la ripartenza. È la strada giusta? Assolutamente sì, non posso che ribadirlo ora più di prima. Le condizioni ci sono tutte anche se io non starei ad attendere troppo le decisioni degli altoatesini.
Cioè invita la Provincia a fare da sé?
Esatto, del resto gli altoatesini – qualora decidessero anche loro di emettere un bond di sicuro non aspetterebbero noi. E poi la Provincia ha (finanziariamente parlando) le spalle abbastanza larghe per muoversi in autonomia.
Attraverso Cassa del Trentino?
No, credo che in questa fase potrebbe muoversi direttamente la Provincia, approfittando di questi tassi così bassi oppure potrebbe entrare in campo Mediocredito del Trentino Alto Adige come banca di investimenti, un istituto che ha già forti competenze in tema di bond. Insomma, gli attori capaci non mancano, l’importante è fare in fretta, prima che cali anche il nostro rating provinciale.
Perché, c’è questo rischio?
Sì, è un rischio più che concreto dopo che Fitch, l’altro giorno, ha abbassato il rating dell’Italia a BBB-. In genere questo determina un abbassamento a cascata del rating anche degli altri enti territoriali. Quindi, prima che questo accada, sarebbe meglio andare sul mercato, privilegiando i trentini.
Cosa intende?
Si potrebbe emettere un bond con una qualche forma di “privilegio”, almeno all’inizio, per le sottoscrizioni ai risparmiatori privati e alle aziende trentine. I trentini sono gente orgogliosa e credo che saprebbero veicolare la propria liquidità verso un sistema di finanziamento diretto alla Provincia. Il risparmio (e la sua remunerazione) resterebbe così sul territorio anziché prendere altre vie. Poi, ovviamente, bisognerebbe aprire anche a investitori
esterni.
Secondo lei, a quanto dovrebbe ammontare questo bond provinciale?
Nei giorni scorsi ho sentito dire dal professor Michele Andreaus che oggi sarebbe possibile arrivare a oltre il 10% del Pil, quindi parliamo più o meno di un miliardo di euro. Ecco, penso che questa sarebbe una cifra molto grossa da concentrare tutta su un singolo strumento. Però 300-400 milioni di euro sarebbero ampiamente sostenibili dal sistema provinciale.
Con questi soldi raccolti dal mercato, cosa dovrebbe farci la giunta? Quali investimenti andrebbero perseguiti? Sicuramente il completamento della banda larga. Alcune zone del nostro territorio hanno ancora gravi problemi di connessione. Un terzo degli studenti, ad esempio, ha dichiarato di avere difficoltà tecniche nel seguire le lezioni online.
E poi?
Altra partita fondamentale è quella della sanità, ma qui forse sarebbe meglio attendere i fondi europei. C’è invece un filone di investimento tutto locale, cioè quello dell’energia. Mentre in Veneto e in Alto Adige si stanno creando poli fortissimi, il Trentino resta piccolo e soprattutto diviso in società municipalizzate. Ecco, utilizzare una parte delle risorse del bond per agevolare la creazione di un polo unico trentino dell’energia che poi deciderà se allearsi con l’Alto Adige o con qualche altro operatore sarebbe a mio avviso fondamentale. Non dimentichiamo che i ricavi della gestione dell’energia sono sempre molto alti e che se non siamo noi a muoverci per primi qualche altro colosso arriverà in Trentino a dettar legge. C’è infine un ultimo filone di possibili investimenti.
Quale?
Quello dei trasporti e, in genere, della mobilità. Bisognerà acquistare nuovi mezzi pubblici per mantenere una cadenza di corse adeguata nonostante il calo dei posti occupabili su bus, corriere e treni. E poi va agevolata la mobilità elettrica: probabilmente, con meno mezzi pubblici a disposizione, il mercato dell’auto ripartirà. Facciamo almeno in modo che siano auto elettriche. Una delle poche cose innovative che la giunta ha fatto finora è stato il contributo alle bici elettriche. Perché non estenderlo in modo più consistente e strutturato anche alle auto elettriche?

Scarica il pdf: Alotti ART 030520